Il Rione Sanità, simbolo di rinascita

Città dalle mille contraddizioni, Napoli, viva e pulsante com’è sempre stata. Come le sue strade, le sue piazze, i suoi rioni, troppo spesso teatro, in passato, di episodi legati alla microcriminalità piuttosto che catalizzatori di fascinazione.

Come nei Quartieri Spagnoli, dove, un mese fa, un tragico incidente ha causato la morte di una giovane turista italiana, colpita alla testa da una statuetta caduta da un balcone.

Come il Rione Sanità, considerato per decenni un quartiere senza speranza, e oggi diventato un vero e proprio museo a cielo aperto, esteso sopra e sotto la superficie, un luogo di aggregazione per i suoi abitanti e di richiamo per migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo.

Lasciarsi attrarre da questo rione significa sentir vibrare l’anima antica di Napoli, ancor più da quando, nei primi anni Duemila, un gruppo di ragazzi del quartiere, guidati dall’allora parroco della Sanità, don Antonio Loffredo, si sono riuniti in cooperativa (La Paranza) per diventare ambasciatori della bellezza più profonda e nascosta della loro città. Giovani che, per far cambiare faccia al loro rione hanno dovuto, prima di tutto, dimostrare a se stessi di credere nei loro sogni, rendendosi utili alla comunità e diventando un punto di riferimento per tutti.

I fatti hanno dimostrato che la bellezza può cambiare anche un quartiere come la Sanità. Riaprendo e riqualificando, ad esempio, le catacombe di san Gaudioso, che, solo nell’ultimo anno, sono state un’attrazione irrinunciabile per oltre duecentomila visitatori da ogni parte del mondo, accolti e accompagnati dai ragazzi in un percorso di scoperta e di narrazione che, dalla discesa nei sotterranei, continua fino alla risalita in superficie. Nei suoi vicoli, in questi anni di rinascita, tante nuove attività sono state avviate e l’economia ha ricevuto nuova linfa grazie all’impatto del lavoro delle cooperative sul territorio. Non solo instaurando, attraverso il dialogo, un rapporto di fiducia tra chi si impegna ogni giorno per preservare il quartiere e gli abitanti e i commercianti che lo popolano, ma anche restituendo serenità alla vita quotidiana del rione.

Qui ci si rende conto che i sogni possono realizzarsi e crescere, al punto da portare i giovani che abitano quartieri tradizionalmente “difficili” a prendere le redini del loro futuro, assumendo, com’è successo nella Sanità, la responsabilità delle cooperative, e ripagando la fiducia di chi ha creduto in loro. Avvicinando e coinvolgendo altri giovani in un circolo virtuoso inarrestabile.

Ad oggi, sono oltre tredicimila i metri quadrati di patrimonio culturale e artistico valorizzati dal loro lavoro. La basilica di Santa Maria della Sanità è uno di questi, splendido esempio di barocco napoletano, punto di riferimento del rione, riconoscibile attraversando il ponte della Sanità per la sua cupola rivestita di maioliche gialle e verdi.

Nata grazie alla devozione dei napoletani per la Madonna, ritratta in un affresco che è la raffigurazione più antica della Vergine a Napoli, proprio dalla piazza su cui sorge è iniziata l’urbanizzazione del rione, dove un tempo era ubicata la necropoli partenopea.

 

Guidando i visitatori lungo gli ambulacri delle catacombe di san Gaudioso, i ragazzi di don Antonio hanno saputo illuminare, con la loro presenza e il loro racconto, un luogo rimasto troppo a lungo immerso nel buio e nell’oblio, riscoprendo l’orgoglio di sentirsi vivi nel proprio territorio senza doversene allontanare.

Qui, tutto diventa memoria e, per questa via, rinasce un po’ alla volta a nuova vita durante ogni visita, dentro e fuori dai sotterranei.

Viviana Rossi

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