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Cassino-Savoia: quattro pseudo tifosi identificati, tre ai domiciliari, uno irreperibile

Gli scontri avvenuti mercoledì scorso durante la partita di Serie D tra Cassino e Savoia allo stadio Salveti hanno portato a una serie di arresti oltre alle pesanti sanzioni per la squadra ospite. A distanza di 48 ore dai violenti episodi, le forze dell’ordine hanno fermato tre tifosi del Savoia, identificati come responsabili delle violenze, e messi agli arresti domiciliari in “flagranza differita”. Nel frattempo, proseguono le ricerche per localizzare un quarto tifoso, sospettato di aver aggredito un giovane sostenitore locale con una mazza da baseball e di aver sottratto un “bottino” esibito sui social.

La partita e l’inizio dei disordini

Mercoledì pomeriggio, sul campo, il Cassino ha trionfato sul Savoia per 3 a 1, ma sugli spalti e fuori dallo stadio la situazione è rapidamente degenerata. Durante il primo tempo alcuni sostenitori del Savoia hanno tentato di invadere il campo, mentre nell’intervallo un gruppo di tifosi ha sfondato un cancello e ha percorso 50 metri fino alla zona riservata ai sostenitori locali, lanciando fumogeni e bombe carta. Due giovani tifosi del Cassino sono stati aggrediti e trasportati in ospedale, mentre sui social alcuni ultras hanno esibito la maglia e la sciarpa di un “avversario”, descrivendole come “bottino di guerra”.

Tre arresti e un tifoso ricercato

Grazie alle immagini di sorveglianza e alle testimonianze raccolte, la Digos di Frosinone e gli agenti del commissariato di Cassino ed oplontino sono riusciti a identificare quattro dei principali responsabili degli scontri. Tre di loro sono stati fermati e sottoposti agli arresti domiciliari, mentre il quarto, accusato di aver usato una mazza da baseball per aggredire un tifoso locale e di aver sottratto effetti personali, è attualmente irreperibile. Le autorità continuano le ricerche, anche per individuare ulteriori responsabili tra gli oltre cinquanta tifosi che hanno preso parte agli scontri.

Le criticità nella gestione della sicurezza e le reazioni delle società

L’episodio ha sollevato numerose domande sulla gestione della sicurezza allo stadio Salveti. Emanuele Filiberto di Savoia, presidente del Savoia Calcio, ha criticato apertamente l’inadeguatezza delle strutture e della sorveglianza, sostenendo che il cancello forzato dai tifosi fosse poco sicuro e non adeguatamente custodito. La dirigenza del Cassino ha risposto a queste accuse affermando che le strutture sono conformi alle normative di sicurezza, sottolineando che l’episodio non è imputabile a problemi strutturali ma a un gruppo di facinorosi decisi a violare le regole del vivere civile e dello sport.

Il comunicato del Cassino in risposta ad Emanuele Filiberto di Savoia

“Per questo motivo – spiega ancora la dirigenza cassinate – non è imputabile ad un malfunzionamento o ad una cattiva taratura degli impianti l’invasione di campo compiuta da un gruppo di delinquenti, incapace di rispettare le regole del vivere civile. Altrimenti, per dirla con una boutade, potremmo quasi dire che, se un giorno dovessimo avere l’onore di condividere un pranzo con Sua Altezza Reale e qualcuno dovesse portare via l’argenteria con cui è stata apparecchiata la tavola, la colpa sarebbe di chi non ha custodito quelle preziose posate in cassaforte.

Sappiamo invece – si legge ancora nel comunicato del Cassino – che il vero cuore dei tifosi di Torre Annunziata è ben lontano da questi atteggiamenti e, per questo, speriamo ci siano altre e più felici occasioni di incontro”.

Restano comunque non pochi dubbi sulla gestione dei disordini

Resta comunque qualche perplessità su come sia stato possibile che oltre cinquanta “tifosi” del Savoia abbiano potuto agire indisturbati, entrando sul rettangolo verde lanciando fumogeni e bombe carta verso le curve e gli spalti dove sedevano i tifosi del Cassino. E soprattutto, come hanno fatto ad entrare nello stadio con le bombe carta? Senza dubbio c’è stata qualche falla nei controlli, nonostante la Polizia abbia tentato comunque di garantire il servizio d’ordine.

Falle che sono da registrare non solo all’ingresso all’impianto sportivo, ma anche all’uscita. Chi ha permesso agli ultras del Savoia di lasciare gli spalti in contemporanea con l’uscita dei tifosi locali arrivando così agli scontri che hanno costretto due ragazzi di Cassino a dover ricorrere alle cure mediche?

Sanzioni e Daspo: il prezzo delle violenze

La giustizia sportiva ha sanzionato il club di Torre Annunziata con una multa di 4.500 euro, la squalifica del campo per tre giornate e l’obbligo di disputare le prossime partite a porte chiuse. Per i tifosi, oltre agli arresti, le autorità stanno valutando l’emissione di provvedimenti di Daspo per gli identificati e per altri tifosi coinvolti.

Uno striscione della Casertana gemellata con il Cassino la causa scatenante

Le indagini hanno evidenziato che la presenza di uno striscione della Casertana, squadra storicamente rivale del Savoia, avrebbe contribuito ad alimentare le tensioni tra le due tifoserie. I tifosi del Savoia, infatti, potrebbero aver reagito in modo ostile, mai giustificabile e sicuramente violento e sproporzionato, a causa del gemellaggio tra Cassino e Casertana, interpretando la presenza dello striscione come una provocazione.

Un impegno per lo sport lontano dalla violenza

Emanuele Filiberto, patron del Savoia, aveva dichiarato di voler allontanare i giovani dalla criminalità tramite il calcio, ma ha ora dovuto prendere le distanze dal comportamento di alcuni suoi tifosi, manifestando la speranza che episodi del genere non si ripetano. La società di Cassino, nel ribadire la propria disponibilità a incontri più pacifici, ha espresso l’auspicio che il vero spirito sportivo possa prevalere e che episodi come questi non oscurino il valore dello sport.

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