Emanuele Tufano, cinque pistole e venti proiettili esplosi nella tragedia

Sono due le bande giovanili del confronto armato che ha portato alla tragica morte del 15enne Emanuele Tufano. Coinvolto, anche un bambino.

La sparatoria avvenuta la notte tra il 23 e il 24 ottobre nei pressi di Corso Umberto I, a Napoli, ha visto protagoniste due bande giovanili in un confronto armato che ha portato alla tragica morte del 15enne Emanuele Tufano. Nel quartiere Sanità, da cui il giovane proveniva, si continua a fare i conti con la realtà di bande che coinvolgono anche minorenni, talvolta persino al di sotto dell’età imputabile. È infatti emerso che un bambino di soli 12 anni avrebbe partecipato all’evento, una circostanza che rende ancora più inquietante (e degno d’attenzione politica) il quadro investigativo.

Otto scooter, cinque pistole e venti colpi esplosi “per legittima difesa”

Emanuele Tufano, cinque pistole e venti proiettili esplosi nella tragedia

L’indagine della Squadra Mobile di Napoli, condotta sotto la guida di Giovanni Leuci, si è concentrata sull’analisi delle immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza disposte in diverse angolazioni lungo la zona del conflitto. I filmati mostrano uno scenario surreale, con otto scooter provenienti dal quartiere Sanità e un gran numero di giovani del gruppo di piazza Mercato. In totale, nella sparatoria sarebbero state impiegate almeno cinque pistole, con una ventina di proiettili esplosi. Questo scontro, nato con molta probabilità da questioni di “territorialità”, ha assunto i tratti di un conflitto tra bande a difesa del proprio dominio.

Indagati, un ragazzo di 15 anni e uno di 17

Al momento, le indagini hanno portato all’identificazione di due indagati per detenzione illegale di arma da fuoco: un ragazzo di 15 anni e uno di 17. Entrambi hanno ammesso di aver partecipato allo scontro, dichiarando di aver agito per legittima difesa contro l’attacco del gruppo rivale. La Procura dei Minori e la Direzione Distrettuale Antimafia stanno coordinando le attività investigative, poiché non si esclude che maggiorenni, forse affiliati alla criminalità organizzata, abbiano fornito le armi alle “paranze” giovanili.

La morte di un ragazzo incensurato che ha smosso le coscienze politiche

Emanuele Tufano, una delle vittime di questo scontro tra bande, era un ragazzo incensurato che frequentava un istituto professionale e lavorava saltuariamente come meccanico. Proveniva da una famiglia di ristoratori che gestisce una trattoria nel quartiere Sanità. Nonostante si ipotizzi che il movente possa essere legato al furto di uno scooter, le indagini restano aperte per chiarire le circostanze di questa escalation di violenza tra giovanissimi.

Chissà se basterà il finanziamento di 3 milioni di euro che il ministero degli Interni ha fornito alla città di Napoli per l’installazione di ulteriori 350 telecamere di sorveglianza, che si aggiungeranno alle mille già operative. Un passo importante, secondo il sindaco Manfredi e il prefetto Di Bari, per migliorare la sicurezza in città. Ma qui c’è bisogno di una rivoluzione, non di pistole ma culturale.

Sofia Comentale

 

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