La Polizia di Stato di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip partenopeo, su richiesta della Procura, nei confronti di un soggetto ritenuto responsabile di rapina in concorso con altri due complici, al momento ancora non identificati, perpetrata il 19 settembre 2023 ai danni di un bar nel quartiere di Barra, portando via danaro contante e valori in tabacchi per un ammontare di circa 25mila euro.
Sul luogo dei fatti gli agenti hanno rinvenuto un guanto in lattice, che è risultato essere stato utilizzato da uno dei sospettati, come appurato dall’analisi dei sistemi di video sorveglianza presenti sul luogo. Le successive analisi eseguite dal laboratorio di Polizia Scientifica hanno permesso di estrarre dal reperto il profilo DNA del soggetto che risultava già gravato da numerosi precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio, specificamente rapina.
“La notizia dell’arresto di uno dei rapinatori che il 19 settembre saccheggiarono la mia attività deve dare fiducia a commercianti e imprenditori del territorio che si ritrovano in balìa della criminalità. Sul fronte della repressione, l’impegno delle forze dell’ordine e della procura da i suoi frutti. Ringrazio in particolare la Polizia che sta lavorando con tenacia per identificare tutti i responsabili di quella interminabile e brutta rapina“. È quanto ha dichiarato l’imprenditore 51enne Gianni Forte, titolare del bar ”Moa Café”, nel quartiere napoletano di Barra, commentando la notizia dell’arresto per il raid al suo locale.
A seguito di quella rapina, Forte organizzò una marcia per la legalità alla quale parteciparono, tra gli altri, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, esponenti del mondo della giustizia, delle forze dell’ordine e della politica locale.
“È però necessario, soprattutto in questo territorio che paga un lungo isolamento istituzionale e un’assordante indifferenza, che all’azione repressiva si affianchi una incisiva e permanente azione di prevenzione. Solo così – ha sottolineato Gianni Forte – sarà possibile iniettare fiducia in questa terra, e far sì che il senso di abbandono di chi vive in questo lembo di terra e in generale nelle ”zone di non volo”, la cronica rassegnazione e la paura di denunciare si trasformino nel coraggio di ribellarsi e di lottare per una condizione di vita migliore“.