Il Rione Sanità ha vissuto una giornata di profondo dolore e commozione mentre amici, parenti e numerosi cittadini si sono radunati per dare l’ultimo saluto a Emanuele Tufano, il 15enne tragicamente ucciso durante una sparatoria tra adolescenti nella notte tra il 23 e il 24 ottobre.
La Basilica di Santa Maria della Sanità è stata il cuore di questa toccante cerimonia, iniziata alle 16:00, con l’arrivo del feretro del giovane alle 15:00, accolto da un’enorme folla che si era già riunita in piazza. All’interno della basilica, la camera ardente era stata allestita per consentire a familiari e amici più intimi di vegliare il corpo di Emanuele prima dell’inizio del funerale. Poi la bara bianca è stata sistemata davanti all’altare, con accanto delle corone di fiori. Tante persone del quartiere, ma non solo, sono entrate nella basilica per un breve saluto. I genitori accanto alla bara. Il papà Giuseppe ha lasciato il suo posto al primo banco e si è seduto sul pavimento vicino al feretro.
La cerimonia funebre
L’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, ha officiato la messa funebre. Tra i presenti, anche il padre Alex Zanotelli e i genitori di Francesco Pio, un’altra giovane vittima innocente della criminalità, ucciso poco più di un anno fa. La chiesa era gremita di persone, tra cui molti giovani che si sono seduti attorno alla bara bianca di Emanuele, vestiti con magliette raffiguranti il volto del ragazzo e la scritta “quel giorno mentre a te venivano donate delle splendide ali a noi veniva strappato il cuore per sempre”.
Prima dell’inizio della cerimonia, l’arcivescovo Battaglia ha incontrato i genitori di Emanuele, seduti in prima fila insieme ai fratelli del giovane. Durante l’omelia, ha rivolto un accorato appello alla comunità e ai giovani, esortandoli a rifiutare la violenza e a scegliere la vita. Le sue parole sono state forti e decise: “Basta con la violenza che spezza vite innocenti e lascia intere famiglie nel dolore. Basta con ragazzi abbandonati a se stessi che trattano la vita dei coetanei come merce senza valore”.
Il dolore di una comunità
La messa è stata seguita con commozione e silenzio rispettoso da tutta la platea presente. Al termine, un trombettista ha accompagnato l’uscita del feretro, seguito da un lungo applauso e il lancio di palloncini bianchi che hanno riempito il cielo, simbolo di un’innocenza spezzata troppo presto. All’uscita della bara, il corteo funebre ha attraversato il quartiere, passando davanti al palazzo dove abitava Emanuele e alla pizzeria dei suoi genitori, luoghi intrisi di ricordi e affetto.
La bara è stata portata a spalla dai suoi amici e familiari più stretti, mentre la folla continuava a rendere omaggio. Un lungo striscione con la scritta “nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore” campeggiava all’ingresso della chiesa. Tra urla, lacrime e applausi, la comunità ha salutato Emanuele, un figlio del Rione Sanità, mentre il quartiere si fermava in segno di rispetto.
Le parole dell’Arcivescovo
Nell’omelia, l’arcivescovo Battaglia ha lanciato un forte messaggio ai giovani: “Vi prego, deponete le armi, abbandonate la logica del sopruso e lasciatevi accompagnare da chi crede ancora in voi”. Ha invitato tutta la comunità a riflettere e agire per proteggere i propri figli, costruendo una Napoli diversa, che non consegni i suoi giovani alla violenza ma offra loro un futuro di speranza.
“Basta con le promesse tradite. Basta con la violenza che spezza vite innocenti e lascia intere famiglie nel dolore e nella disperazione. Basta con ragazzi abbandonati a s stessi che trattano la vita dei coetanei come merce senza valore. Basta con l’indifferenza che ci rende complici di un sistema malato. Basta con la paura di affrontare le ingiustizie che ci circondano. Basta con il traffico di armi che arriva fino ai più piccoli. Basta con la criminalità che ruba il futuro ai nostri giovani. Basta con una politica che non mette al centro di tutto i più piccoli, nostro presente e il nostro futuro. Basta con una Napoli che si lascia soffocare dal buio, senza reagire”. Sono le parole pronunciate dall’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, che ha poi concluso dicendo: “Dobbiamo essere costruttori di pace, nelle nostre famiglie, nelle scuole, nei quartieri“.
Un lungo corteo funebre ha attraversato il quartiere in lutto
La giornata si è conclusa con un lungo corteo silenzioso che ha attraversato il quartiere, mentre i negozi chiudevano le saracinesche in segno di rispetto e i balconi si riempivano di persone che salutavano Emanuele per l’ultima volta. Non erano presenti rappresentanti delle istituzioni, ma la comunità ha dimostrato la sua solidarietà e il suo affetto in modo profondo e commovente.
Emanuele Tufano lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nella comunità del Rione Sanità, che ora cerca conforto e risposte in un momento di grande tristezza e riflessione.