Prima la “premonizione” della visita della superstar Madonna a Pompei, verificatasi lo scorso agosto, ma in qualche modo anticipata tra le righe di “Mala fede” già dal 2023.
Ora la straordinaria coincidenza fra gli avvenimenti della fine di ottobre al Vomero, con la sparizione della statua di San Ciro dall’edicola votiva di via Stanzione, e quanto narrato nel medesimo romanzo di Giovanni Taranto, pubblicato da Avagliano editore.
Insomma, Taranto: pare proprio che il suo Capitano Mariani abbia qualcosa di più di un forte intuito investigativo: come fa a predire il futuro?
Non esageriamo. – mette le mani avanti il giornalista e scrittore di Torre Annunziata – Il Capitano non predice affatto il futuro. Le uniche carte che legge non sono tarocchi, ma quelle d’inchiesta. Però è vero che su un paio di cose sembra essere stato profetico. Probabilmente anche perché i miei gialli sono molto legati alla realtà, alla cronaca, e molte cose che io scrivo sono talmente vere che non è improbabile che si verifichino.
Sì, ma lei, o meglio, lei e il suo Mariani, ne azzeccate troppe e con troppi dettagli. Prendiamo la questione Ciccone: Madonna il sedici agosto 2024 viene a sorpresa a festeggiare negli scavi di Pompei il suo sessantaseiesimo compleanno. E, guarda caso, in “Mala fede”, uscito l’anno precedente, si parla proprio di un caso ambientato a Pompei, e viene citata la cantante.
Verissimo. Ma la sfera di cristallo non c’entra. Né ho avuto indiscrezioni dall’entourage della diva. Coincidenze…
Troppe: la cantante è stata spesso ritratta con parure di brillanti. E in “Mala fede” la Ciccone appare quando si parla di un clamoroso furto di gioielli. Ci sono foto famose della superstar con addirittura un’aureola di pietre preziose. E nel suo libro si parla dell’aureola della Vergine del Rosario. La diva americana è arrivata con numerosi van neri con vetri oscurati. Ne è scesa con un lungo abito bianco. Nel suo libro si ripete la scena di un corteo identico, proprio sulla medesima strada di Pompei. E ne scende una figura famosissima con un lungo abito bianco. Nel suo libro si parla di sette sataniche che agiscono nelle nostre zone e in tutta Italia. E, guarda caso, Madonna, il 16, festeggiava 66 anni. Tre sei uno dietro l’altro. E lei lo sa cosa indica il 666…
Sì, è il numero associato al Maligno. Il cosiddetto “numero della Bestia”. Ammetto che possa essere suggestivo. Madonna e Maligno effettivamente sono molto presenti in “Mala fede”. Ma in tutt’altra accezione. Madonna è apparsa a Pompei, ma nel mio libro c’è una Madonna che scompare. Una lettura attenta del mio romanzo svelerà dettagli e circostanze che portano in una direzione diversa rispetto a quella della semplice premonizione generica. Lì si parla di un crimine ben architettato, complesso, incredibile al punto di far pensare al sovrannaturale.
A qualcosa di strano, appunto: come la lettura del futuro…
Ancora con questa tesi? Come giornalista non dovrebbe attenersi di più ai dati di fatto e alla realtà della cronaca?
Scherzo, infatti. Però, restando nel campo del giallo, una sua grande collega, Agatha Christie, diceva: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». E, anche stavolta, di indizi che lei sappia qualcosa che non ci dice, ce ne sono a bizzeffe. Ben più di tre, se calcola anche quelli degli strani parallelismi fra “Mala fede” e la sparizione della statua di San Ciro a Napoli.
Io e la Christie colleghi? Non mischiamo lana e seta… Ma, effettivamente, pure in questo caso di elementi ce ne sono parecchi.
Vede che lo ammette? Troppi davvero. Nel suo romanzo un simbolo sacro esposto al pubblico in un luogo frequentatissimo sparisce in maniera misteriosa per opera di ignoti, praticamente sotto gli occhi di tutti, nonostante sia a diversi metri di altezza. Ma i sistemi di sicurezza che dovrebbero proteggerlo non vengono scassinati e la teca blindata che lo custodisce appare intatta. E al Vomero, in via Stanzione, la statua di San Ciro è sparita dall’edicola votiva, a diversi metri di altezza, con il cancelletto non scassinato e la teca di vetro perfetta, senza una scalfittura.
Sì, anche in “Mala fede” accade questo. Anche in quel caso col buio. E sotto gli occhi di migliaia di fedeli. Ma a maggio, il sei, per la precisione. Però, se proprio vogliamo giocare a parlare di coincidenze, la statua di San Ciro è scomparsa nella notte fra il 25 e il 26 ottobre. Maggio è il quinto mese, e il giorno era il sei. E anche nel caso di San Ciro ci sono un cinque e un sei che si susseguono. Un’altra predizione?
Suggestivo anche questo, però: lo ammetta…
Il fatto è che se si vuole, si trovano sempre appigli per costruirsi teorie fantasiose nella propria testa. Ed è quello che un buon detective deve evitare di fare. Proprio come ha fatto il Capitano Mariani in “Mala fede”, quando gli si è prospettata una situazione che portava tutti a pensare a qualche cosa di soprannaturale e “maligno”. Il Maligno in qualche modo c’era. Ma non tutto fumi di zolfo. Toccava a Mariani dargli corpo per poterlo ammanettare.
Insomma il trionfo della razionalità.
Essere razionali e “scientifici” è il credo di ogni investigatore. Non si risolve un caso affidandosi a quel che si vuole credere, ma cercando prove concrete e seguendo piste che ripercorrano e ricostruiscano fatti reali. E così fanno i Carabinieri. Quelli di Mariani, che sono ispirati ai veri investigatori dell’Arma, con i quali ho lavorato per quarant’anni, e quelli attualmente in servizio in tutta Italia. Compresi quelli del Nucleo Operativo della compagnia Vomero e quelli della Stazione Vomero-Arenella. Che in quattro e quattr’otto hanno risolto il caso della sparizione della statua di San Ciro. È bastato qualche controllo tecnico per risalire alla targa dell’auto di chi aveva preso la statua. Ripreso dalle telecamere di sorveglianza, è stato rintracciato e denunciato: un 54enne di Soccavo. E così San Ciro è tornato al suo posto, a vegliare dall’alto sui suoi fedeli.
Anche in “Mala fede” sono i Carabinieri a risolvere il caso e a riportare l’oggetto della venerazione di milioni di fedeli di Pompei e di tutto il mondo a vegliare dall’alto sui suoi devoti.
Per Mariani e i suoi uomini le cose sono un po’ più complicate. Più lunghe. E a tratti purtroppo sanguinose. Al di là dei parallelismi, si tratta di un caso molto più complesso che poi si intreccia con la presenza dei Servizi del Vaticano, le contaminazioni della malavita organizzata, furti di gioielli e organizzazioni internazionali.
Mescolare trame di fantasia per un giallo e simboli religiosi reali può ferire la sensibilità di qualcuno. Lo stiamo vedendo in questi giorni con le polemiche su Sorrentino e il suo “Parthenope”…
Credo che siamo in due campi molto differenti. Sorrentino è stato accusato di aver offeso la sensibilità religiosa dei napoletani con personaggi e situazioni che qualcuno ha considerato al limite della blasfemia per accostamenti e simbolismi molto spinti, diciamo così. In “Mala fede”, invece, a parte il crimine a sfondo sacrilego, e la disamina delle distorsioni del satanismo, c’è una ricostruzione attenta della solidità della fede popolare, del profondo senso di venerazione dell’Arma per la Virgo Fidelis e per la Madonna in generale; c’è la ricostruzione del percorso di riconversione di Bartolo Longo, fondatore del Santuario Pompeiano, che era caduto nel vortice del satanismo. E c’è la condanna dell’uso e della concezione distorti della religione da parte delle mafie. Ma mafiosi e camorristi, stavolta, non sono i soli “cattivi” della situazione.
Anche queste sono ricostruzioni basate sulle realtà di cronaca. Lei ci ha lavorato una vita. Tutto documentato e concreto. Nei suoi romanzi ci sono fatti e situazioni talmente realistici che in molti si ritrovano ad averli nella mente come se facessero parte di una sorta di ricordo collettivo…
Probabilmente è così perché io descrivo e racconto episodi che vengono dalla mia esperienza di cronista. Sono, o sono stati, reali, prima che io li adattassi per far parte della narrazione dei miei gialli. Nelle mie storie solo la trama principale è inventata. Tutto il resto, fatti salvi i debiti adattamenti, è vero e vissuto. Dal più piccolo dettaglio a ogni sottotrama ed episodio. Dati compresi, come ad esempio quelli sulla presenza delle sette sataniche di cui parlo in “Mala fede”.
Tutto talmente reale e fedele che i suoi gialli – da “La fiamma spezzata” a “Requiem sull’ottava nota”, a “Mala fede” – sono diventati il prototipo del nuovo modo di fare letteratura gialla raccontando i veri meccanismi del crimine e delle indagini. Tanto da aggiudicarsi numerosi premi ed essere inseriti nei cataloghi delle biblioteche più importanti del mondo, comprese Harvard e Princeton. Quindi tutto vero nei suoi libri? Anche la clamorosa sparizione di cui si parla in “Mala fede”? Insomma, questo famoso quadro sacro di Pompei, è davvero ancora al suo posto, o no?
“Questo può spiegarvelo solo il Capitano Mariani…”
Gianluigi Alfano