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Omicidio di Santo Romano: l’assassino confessa. Caccia ai complici del 17enne

Ha confessato il 17enne fermato nel pomeriggio di ieri per l’omicidio di Santo Romano, il giovane calciatore di Volla, ucciso in maniera ingiustificabile e incomprensibile  per motivi più che futili e che ricordano le dinamiche che riportano all’omicidio di un altro giovanissimo, Francesco Pio Maimone. Anche in quel caso si era parlato di un pestone e di una scarpa sporcata accidentalmente.

“Si’, sono stato io”, così il 17enne fermato ieri dai Carabinieri

Il 17enne prima ha cercato di negare: “Non so nulla”. Poi invece ha confessato: “Si’, sono stato io. L’arma l’ho comprata in un campo rom“. A dirlo, secondo quanto trapela da fonti investigative, il giovanissimo del quartiere napoletano di Barra che ha reso dichiarazioni al pm della Procura dei Minori che, ieri sera, ha firmato il decreto di fermo.

Per il 17enne di Barra anche accuse per droga oltre all’omicidio

Le accuse sono di omicidio, porto e detenzioni di armi, spari in luogo pubblico e droga. Quest’ultima accusa si riferisce al fatto che all’interno dell’auto sequestrata, dalla quale due sera fa ha sparato e ucciso Santo Romano, il ragazzo di 19 anni intervenuto da paciere in una lite, c’erano 3,4 grammi di marijuana suddivisa in dosi e un bilancino di precisione.

Decisive le immagini delle telecamere di videosorveglianza

Le indagini dei carabinieri si sono avvalse sia della testimonianza del 17enne amico di Santo, ferito a un gomito da uno dei due proiettili esplosi e tuttora ricoverato presso lo stesso nosocomio napoletano dove è morto Romano, sia delle immagini delle telecamere di sorveglianza del comune di San Sebastiano al Vesuvio che hanno ripreso l’auto con targa polacca sfrecciare verso Napoli.

Il ragazzo arrestato che sarà interrogato domani per la convalida del fermo era stato scarcerato dall’istituto di pena minorile di Nisida il 28 maggio scorso, era stato condannato a un anno e mezzo, con pena sospesa, per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, accuse per le quali era stato arrestato il 31 gennaio scorso.

Indagini concentrate sui complici

Le attività dei carabinieri che indagano sulla sparatoria costata la vita a Santo Romano, raggiunto mentre era a San Sebastiano al Vesuvio da un colpo di arma da fuoco al petto e deceduto poco dopo nell’ospedale del Mare, sono ora concentrate sulla ricerca di eventuali complici del 17enne accusato di avere sparato all’indirizzo del 19enne.

I militari dell’Arma della compagnia di Torre del Greco non tralasciano nulla, tanto da avere scandagliato i profili social del presunto sicario, alla ricerca di elementi utili. In particolare, gli inquirenti hanno concentrato la loro attenzione su una serie di scatti, alcuni dei quali sarebbero stati postati dopo la rissa e la sparatoria avvenute nella notte tra venerdì e sabato.

Foto che inneggiano all’uso delle armi e che, è la speranza di chi porta avanti le indagini, potrebbero nascondere dettagli importanti per inquadrare non solo il contesto nel quale si muoveva il 17enne, ma anche la sua rete di contatti. L’obiettivo è comprendere chi possa avere partecipato alla rissa scoppiata a causa di un pestone e di una scarpa sporca.

La minicar dell’assassino fermata la sera prima dell’omicidio

Simona, la fidanzata di Santo Romano

Come ha raccontato tra gli altri anche la fidanzata di Santo, il giovane sarebbe intervenuto per difendere un amico, trovandosi dunque nella traiettoria dei colpi esplosi (almeno due) dal 17enne che nelle immagini degli impianti di videosorveglianza della zona, immediatamente acquisite dai carabinieri, si vedrebbe poi allontanarsi a bordo di una minicar, già finita all’attenzione delle forze dell’ordine, che l’avevano fermata per un controllo la sera prima degli spari avvenuti a San Sebastiano al Vesuvio.

Anche questo ha reso più facile individuare il 17enne alla guida, resosi prima irreperibile e poi tornato a Barra solo ieri pomeriggio nella zona dove ad attenderlo c’erano i Carabinieri.

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