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Armi sequestrate ai funerali di Santo Romano a Casoria. Il Sindaco: “Dobbiamo fare di più”

Oggi i funerali di Santo Romano a Casoria. Il Parroco: “Amate la vita”

Oggi, mercoledì 6 dicembre, a Casoria è lutto cittadino. Per il sindaco Raffaele Bene e per la sua comunità, questo “è il giorno del dolore e del raccoglimento”, perché ad essere celebrati sono i funerali di Santo Romano, il 19enne ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nella notte tra il primo e il 2 novembre, proprio nel giorno del suo onomastico. In centinaia, con indosso la maglietta bianca su cui è stampata l’immagine di Santo, hanno circondato il feretro su cui giaceva la sua foto fra fasci di fiori bianchi.

Prima dei funerali, l’ultimo saluto a Santo nel posto che più amava: il suo campo da calcio

Gli amici e compagni del Micri lo hanno portato in spalla, accompagnando la sua bara bianca sul terreno di gioco, lì dove Santo ha difeso la porta della sua squadra fino all’ultimo giorno e dove oggi è stato accolto con un applauso lungo e intenso, mentre tutti lo chiamavano a voce rotta osservando la sua bara posata proprio davanti alla porta di gioco, sotto la sua divisa da portiere, gialla come il Sole. Intorno a lui c’erano tutti: atleti, amici e parenti che, con gli occhi lucidi, hanno visto decine di palloncini bianchi raggiungere il cielo insieme a lui.

Nel frattempo a Ponticelli, i suoi compagni di scuola dell’istituto ‘Archimede’, vestiti di nero nel rispetto del lutto, hanno esposto 50 lettere pregne d’amore e ricordi, una raccolta di pensieri e messaggi che raccontano quanto fosse amato. Su uno dei disegni lì lasciati, è ritratto come un angelo, con la maglia numero 1 da portiere, mentre sulla facciata della scuola campeggia uno striscione: “Santo come Abele, ucciso per mano di Caino”.

Anche nel suo giorno più triste, tre armi sequestrate

Per il suo funerale ogni attività è stata sospesa. Persino la lettura dei ricordi scritti dai suoi compagni e il flash-mob in programma per oggi davanti alla scuola sono stati rimandati, per permettere a chiunque di partecipare al funerale nella Chiesa di Casoria. Lì, dove oltre 200 uomini tra finanzieri, poliziotti e carabinieri hanno presidiato le strade, effettuando perquisizioni che hanno fruttato il ritiro di ben tre armi da fuoco, anche nel suo giorno più triste. Presenza massiccia, visibile, per un impegno che si sentiva già prima della tragedia di Santo e che adesso risuona ancora più forte, forse per la necessità di dare un segnale per tutta la comunità.

“Santo sarà la ‘sentinella’ che ci indica il cammino da seguire come comunità”

Il sindaco Raffaele Bene ha ringraziato tutti per l’energia messa in campo: “Avevamo già avviato iniziative per educare i nostri giovani alla legalità, con controlli e progetti. Ma ora, dopo queste giornate così dure, dobbiamo fare ancora di più” ha dichiarato. “Non c’è nulla che possa riportare Santo alla sua famiglia, ai suoi amici, a chi gli voleva bene. Ma forse possiamo onorarlo, possiamo considerarlo come una sorta di guida, una ‘sentinella’ che ci indica il cammino da seguire come comunità. Così – ha concluso il sindaco – anche in questo giorno di dolore e nei giorni che verranno, Santo rimarrà vivo non solo nel nostro ricordo, ma nei valori che continueremo a costruire insieme.”

È facile guardare altrove, ma siamo tutti coinvolti

“Sei il numero uno” gridava la folla, che in stragrande maggioranza è restata sul sagrato della Chiesa, dilungandosi lungo una delle corsie di marcia di via Nazionale delle Puglie. Ma quante volte ancora dovremo piangere la perdita di giovani ragazzi, prima di risvegliarci da questa apatia? Non si può morire per una banale incomprensione, per una ‘pestata di scarpe’ che forse poteva risolversi con un sorriso. Santo era figlio della nostra terra, caduto vittima della mancanza dei valori che dovrebbero unire i giovani. Il senso di amicizia, di fratellanza, di solidarietà sembra sempre più smarrito in una realtà dove si è arrivati a confondere la forza con la violenza, la popolarità con il valore personale, l’apparire con l’essere. E così una scarpa ha più valore di una vita, e si affievolisce quel sentimento nobile che dovrebbe legare le persone, quel rispetto che è alla base di ogni relazione autentica.

È facile guardare altrove, sentirsi estranei a questa crisi, ma siamo tutti coinvolti. Siamo colpevoli quando restiamo in silenzio di fronte a un modello di vita che premia l’egoismo, che celebra il conflitto e sminuisce il dialogo. Santo e tanti altri ragazzi non dovevano morire per insegnarci il valore di una vita, per ricordarci che ogni giovane è come un germoglio che ha bisogno di cure e non di colpi. Dobbiamo fare di più, perché ai giovani dobbiamo difendere il futuro.

Sofia Comentale

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