Il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Roma ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario per i responsabili della morte del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo.
Ci sono voluti 14 anni e adesso si sera che non ce ne vogliano molti altri per completare l’iter processuale e mettere finalmente fine, con una giusta condanna, tutta la brutta, bruttissima storia che ha visto coinvolti carabinieri infedeli, depistaggi, camorra e loschi figuri della malavita.
Le manette sono scattate ai polsi del colonnello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo, del figlio del boss nonché collaboratore di giustizia Romolo Ridosso del clan di Scafati Loreto-Ridosso, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e dell’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi.
“Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto”: è la frase che Romolo Ridosso, uno dei quattro arrestati per l’omicidio, avrebbe pronunciato dopo avere parlato davanti alla sua abitazione di Lettere con il carabiniere Lazzaro Cioffi, giunto con un’altra persona a bordo un suv nero. L’episodio, riferito alcuni anni dopo dalla convivente di Ridosso, risale al settembre del 2010, subito dopo l’omicidio. Per gli inquirenti a quell’incontro, durante il quale si sarebbe parlato proprio della morte di Vassallo, avrebbero preso parte Lazzaro Cioffi e anche Giuseppe Cipriano, entrambi arrestati oggi.
Il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, per anni a capo della compagnia di Castello di Cisterna, è stato protagonista a Napoli e provincia di indagini sui più potenti clan di camorra. E’ diventato, poi, comandante provinciale a Frosinone, e da un anno e mezzo risultava tra gli indagati per la morte di Vassallo.
La ricostruzione degli inquirenti individua il movente dell’assassinio nella scoperta, da parte del sindaco, di un traffico di stupefacenti riconducibile ad ambienti camorristici e nel quale sarebbero stati coinvolti anche esponenti dell’Arma.