Arcangelo Correra è morto assassinato da Renato Caiafa che nel maneggiava una pistola calibro 9 dal gioco è passato alla tragedia. Questa la ricostruzione al momento accreditata e confessata dallo stesso Caiafa, ma ora arriva una scoperta che rimette tutto in dubbio.
Renato Caiafa, il fratello minore di Luigi, ucciso durante una rapina nel 2020, si è presentato in Questura, confessando di aver sparato accidentalmente ad Arcangelo mentre maneggiava una pistola calibro 9×21. Tuttavia, gli agenti della Polizia Scientifica hanno rinvenuto un bossolo di calibro diverso sul luogo del delitto, cosa che suggerisce la possibile presenza di altre armi e persone, se non addirittura il fatto che sia avvenuto proprio un conflitto a fuoco.
A questo punto, quanto dichiarato da Renato Caiafa non è più proprio così chiaro, qualcosa non quadra agli inquirenti.
Tanto per cominciare, gli investigatori erano già e sono scettici sulla versione di Caiafa riguardo il ritrovamento dell’arma. Il giovane sostiene di aver trovato la pistola nascosta tra ruota e parafanghi, appoggiata sul copertone di un auto parcheggiata in zona Sedil Capuano, una circostanza che appare improbabile.
Un’arma, un modello in dotazione alle forze dell’ordine, lasciata in strada, incustodita e carica, con il serbatoio quasi pieno, contenendo almeno otto-nove proiettili su una capacità di quindici, sembra cosa poco probabile. Certo, per un verso, sarebbe anche possibile dato che, come si più riscontrare dai fatti di cronaca e dalle faide di camorra combattute nel centro storico di Napoli, i camorristi spesso nascondono nei luoghi più impensabili armi di ogni tipo per poter essere pronti in caso di attacchi armati improvvisi da parte di fazioni rivali, ma il racconto del giovane Caiafa sembra proprio non convincere in questo senso chi sta tentando di dare verità a quanto accaduto.
Quindi se la pistola non era per strada, bisogna dedurre che era nella disponibilità del 19enne ora accusato di omicidio colposo, ma anche di ricettazione e porto d’arma. Ma se l’arma se l’era portata da casa, le domande che gli investigatori si stanno ponendo sono molteplici: da dove l’ha presa e chi gliel’ha data e soprattutto, perché Renato Caiafa andava in giro armato? Aveva la necessità di difendersi? Oppure, peggio ancora, che intenzioni aveva, cosa doveva fare con quella pistola?
La tragica notte si è consumata nei pressi di piazza Sedil Capuano, in via dei Tribunali. Al momento dello sparo fatale, Arcangelo Correra, Renato Caiafa e un minorenne di 17 anni erano sicuramente presenti. Il minorenne è stato interrogato, ma non è emerso alcun elemento che indichi il suo coinvolgimento nel possesso dell’arma.
Il ritrovamento del bossolo, recentemente espulso da una pistola, ma di calibro diverso dalla 9×21 che ha causato la morte di Arcangelo, ha messo tanti nuovi dubbi nelle menti degli investigatori, rafforzandone altri mai sopiti. Primo tra tutti se quella notte, nella zona c’era una sola arma o anche altre. Forse Caiafa, questo uno dei forti dubbi, era pronto a mettere a segno un’azione di fuoco tra vicoli e stradine del centro di Napoli?
Tanti, troppi i ragazzini armati che hanno occupato ed occupano sempre più spesso e sempre più pericolosamente gli spazi lasciati liberi dai boss finiti in carcere. Giovanissimi, poveri di strumenti educativi, culturali e sociali, sono disposti a tutto e credono di poter conquistare con le pistole strade e piazze di spaccio.
Che cosa può essere allora realmente successo la notte tra venerdì e sabato scorsi? E’ stato veramente un fatale incidente? I dubbi restano.