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L’entroterra beneventano tra magia e sacralità

Un itinerario ricco di storia e suggestioni, quello che porta a scoprire l’entroterra della Campania e la città di Benevento nel periodo che segue la ricorrenza profana di Halloween e quelle cristiane di Ognissanti e del 2 novembre, accomunate dalla connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti e da atmosfere cariche di simbolismo.

Un nome, quello della sannitica Maleventum, considerato dai Romani di cattivo auspicio e cambiato in quello attuale dopo le imprese che trasformarono Beneventum in una ricca colonia romana, divenuta in seguito capitale del dominio longobardo nel sud Italia.

Furono proprio i Longobardi, con le loro superstizioni pagane e i riti di iniziazione alla guerra intorno a un albero di noce – considerato, nel Medioevo precristiano, la dimora del diavolo – ad alimentare le credenze legate alla presenza di spiriti e forze misteriose lungo i fiumi, nei boschi e sulle montagne di questa terra incantata, ancora oggi unica per la bellezza del paesaggio e la ricchezza della biodiversità. Ma, soprattutto, a perpetuare la leggenda delle streghe ‒ donne mitiche, magiche e potenti, il cui nome originario di “janare” si fa risalire alla dea latina Diana ‒ e dei loro sabba notturni con danze propiziatorie, riti magici e orge diaboliche.

Per comprendere a fondo questa leggenda e le sue origini, bisogna aver presente la natura femminile della città di Benevento sin dall’epoca dei Sanniti, quando le donne erano i numi del focolare e la dea venerata dalla popolazione era Mater Matuta. E risalire, poi, all’antico Egitto e al culto di Iside, dea della magia, personificazione della sposa premurosa e della madre per eccellenza, protettrice delle donne che volevano tenere lontani i loro figli dal maligno. Proprio a Benevento esisteva un grande tempio a lei dedicato dall’imperatore Domiziano (non più esistente, ma ancora oggetto di ricerche da parte degli archeologi), essendosi il suo culto diffuso dall’Egitto al bacino del Mediterraneo grazie alla capacità di Iside di racchiudere in sé le caratteristiche di tutte le divinità femminili con cui entrava in contatto.

Con l’avvento del Cristianesimo, le sacerdotesse che, nel tempio, praticavano riti in suo onore, furono associate alle figure pagane delle streghe. La predicazione di san Bernardino da Siena secondo la quale, nel Quattrocento, il servo di un cardinale avrebbe partecipato ad un sabba a Benevento, bastò a far accusare di stregoneria le donne sospettate di arrivare in città per prendere parte a quei riti blasfemi, torturate e arse vive per purificarle dal male.

Nel Triggio, storico quartiere della città e scrigno di attività artigianali di lunga tradizione, aleggiano ancora gli spiriti che popolavano le antiche case e i vicoli del rione, come la “manalonga”, che viveva nei pozzi e tirava giù chiunque vi si affacciasse per guardare il fondo, o la “zucculara”, che abitava nelle vicinanze del teatro romano e indossava zoccoli particolarmente rumorosi per annunciare la sua presenza.

L’itinerario beneventano si conclude al cospetto dell’Arco di Traiano, un monumento imponente che celebra la realizzazione della via Appia Traiana (un nuovo tratto della strada consolare che collegava Benevento con Brindisi), e che, da quasi due millenni, ha visto scorrere davanti a sé tutte le vicende, i personaggi e le leggende che sopravvivono nel tempo, a testimonianza della magia di una città con 3000 anni di storia.

Viviana Rossi

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