Si gioca in condizioni meteo particolarmente difficili, acqua e vento flagellano il centro sud e il manto in erba naturale dell’impianto terracinese rende tutto ancorà più difficile, condizionando pesantemente le giocate e l’equilibrio degli atleti in campo.

Mister Giacomarro schiera la squadra con il 3-5-2 nel quale Bogne lascia il posto a Pellegrini e Sellaf lo lascia a Mimmo Russo. La sorprendete scelta è operata per irrobustire il centrocampo con un altro over. In avanti Maniero viene affiancato da Fiasco, a causa dell’infortunio occorso a Negro che resterà fermo per diverse settimane.

Inizio discreto dei bianchi che fanno parecchio possesso palla, sia pur lento e molto prevedibile. I torresi si portano addirittura in vantaggio su penalty, concesso dal Signor Lascaro della sezione AIA di Matera, per atterramento di Fiasco che si era lestamente intrufolato in area dalla sinistra. Maniero trasforma freddamente con un bolide a mezz’aria alla destra di Uva lanciatosi alla sua sinistra. Corre il minuto dieci.

Non trascorrono due giri di lancette che che i padroni di casa trovano il pareggio con Tonni che sfrutta al meglio una bella sponda di Accietto su palla lunga dal centrocampo. Gol preso con difesa schierata che lascia abbastanza peplessi gli osservatori e taglia le gambe agli oplontini.

Il Savoia cerca ancora di mantenere il predominio territoriale ma è un gigante dai piedi di argilla perchè l’azione rimbalza contro il muro, forse sarebbe meglio dire muretto, eretto dai padroni di casa ai sedici metri e ogni palla sparata in avanti dal Terracina “alla evviva il parroco” mette in difficiltà la retroguardia  savoiarda che, senza Bogne, non guadagna in pulizia della manovra ma perde tanto in solidità e velocità.

Il risultato è che il Terracina passa in vantaggio senza il minimo sforzo, anzi proprio senza tirare in porta.

Siamo allo scadere della prima frazione quando D’Agostino cerca improvvidamente un rinvio lungo andando incontro alla sfera fuori dall’area invece di attenderne la corsa al di qua della linea. Il potente rinvio colpisce la testa di Dorato e la palla finisce incredibilmente alle spalle dell’estremo difensore biancoscudato.

Vero è che si approssima il Natale e siamo tutti più buoni, ma questo ha le caratteristiche del frittatone da dodici uova e da tre punti servito al Terracina che, nella ripresa, capitalizzerà con diligenza ed intelligenza l’involontario cadeau.

 

I padroni di casa trovano a sorpresa la prima vittoria stagionale al “Colavolpe”

Sarà vano ogni tentativo dei torresi per trovare il pari e così la seconda frazione sarà il deludente copione, visto e rivisto tante volte quest’anno, del “vorrei ma non posso” operato dai bianchi che perdono decisamente testa e gambe quando vanno in svantaggio. Lentissima circolazione della palla, poche idee, zero schemi e, come ovvia conseguenza, pochissimi tiri verso la porta.

Certo la dea bandata non sorride ai bianchi che colpiscono un palo con tiraccio di Bezzon, che aveva sbagliato il cross, e falliscono una rete da circa 50 cm con Messina che sul secondo palo cincischia invece di aprire il piattone.

Alla fine il campo esprime l’unico giudizio che conta ed è la sconfitta dei bianchi, l’ennesima, avvenuta contro formazioni chiaramente inferiori, oppure abbondantemente alla portata degli oplontini, o forse solo delle loro dichiarate ambizioni.

Un Savoia pasticcione e poco ficcante in avanti cede di schianto a Terracina ed imbocca la strada che porta verso i play out che distano soli quattro punti. I bianchi, inizialmente privati per scelta tecnica della solidità e velocità di Bogne, della fantasia di Sellaf e delle geometrie pulite di Bezzon, giocano quasi esculsivamente in orizzontale con il possesso basso fatto dai difensori. Gli interni di centrocampo non si inseriscono mail alle spalle dei difensori avversari con lo scopo di creare alternative di passaggio, oppure spazio alle avanzate in superiorità numerica del difensore centrale, che è uno dei cardini del 3-5-2.

Per finire, l’assenza di esterni in grado di andare con successo nell’uno contro uno, o di una punta forte fisicamente in grado di rendere giocabili i traversoni dalle retrovie, rendono la manovra prevedibilissima e le poche occasioni create sono frutto di azioni individuali, invece che di schemi di gioco provati in allenamento.

Il tempo per recuperare posizioni di classifica più dignitose c’è, ma occorre una svolta che coinvolga diversi attori sulla scena. In primis la componente tecnica che ha il compito di valorizzare al meglio gli elementi messi a disposizione dalla società, alcuni dei quali sono anche stati acquisiti su espressa richiesta, pur trattandosi di prospetti già presenti in organico.

Anche la squadra è chiamata ad un esame di coscienza e ad una maggiore assunzione di responsabilità. Non è ammissibile il black out una volta in svantaggio. In questa fase delicata gli elementi con maggiore caratura tecnica ed esperienza dovranno fare da guida ai più giovani.

Anche i manager al comando, encomiabili per avere investito in questo ambizioso progetto ingenti energie economiche e credibilità, dovranno trarre dagli eventi la sintesi per svolgere il fine tuning necessario per fare l’agognato salto di qualità.

L’ultima, ma non meno importante componente è la tifoseria che avrà il compito, certamente non facile ma già svolto con passione tante volte, di stare accanto a tutti i protagonisti di cui sopra per ricompattare l’ambiente e dare la scintilla decisiva alla riscossa.

Salvatore Curcio

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