Come cambia il mercato delle big tech dopo la vittoria di Trump?

Google, Amazon, Tesla, Apple e non solo. Converrà investire in azioni di questi brand nel 2025? Cerchiamo di capirlo guardando al mercato e alla politica americana.

Come cambia il mercato delle big tech dopo la vittoria di Trump?
Come cambia il mercato delle big tech dopo la vittoria di
Trump?

La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2024 sarà un uragano sulla politica americana e non solo. Anche sull’economia, sull’economia mondiale. A partire da tutto quello che riguarda l’innovazione tecnologica, vista anche la vicinanza del tycoon con Elon Musk, patron di Tesla e di X. Cerchiamo allora di capire che impatto avrà la seconda amministrazione Trump sulle principali aziende tecnologiche statunitensi, famose anche con il nome di “Magnifici”. Stiamo parlando di Tesla, Apple, Microsoft, Google, Amazon, Meta e Nvidia. Nomi che coincidono con la maggior parte della tecnologia del nostro presente.
Partiamo dai rapporti istituzionali, politici. Durante il primo mandato, Trump aveva avuto rapporti incostanti, altalenanti con queste big tech, proprio in linea con il suo stile. Con alcuni, però, il dialogo è rimasto sempre aperto e il rapporto continuo: Tim Cook di Apple ad esempio, mentre qualche tensione in più, subito riappianata, c’è stata con Jeff Bezos, fondatore di Amazon. A garantire per Trump, però, c’è soprattutto Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX, che ha già mostrato un sostegno significativo a Trump, contribuendo con oltre 130 milioni di dollari a super PAC pro-Trump e ad altre campagne politiche repubblicane. Questa vicinanza potrebbe avvantaggiare le sue aziende in termini di politiche favorevoli e contratti governativi e potrebbe fungere da consigliere per il presidente per quanto riguarda le nuove politiche tecnologiche da adottare. Tra le mosse annunciate potrebbe esserci l’abrogazione dell’ordine esecutivo di Biden che stabiliva linee guida sulla sicurezza e la privacy per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale

Il panorama politico sembra insomma essere quello propenso per chi desidera investire in azioni delle big tech, un campo che rappresenta assolutamente un’opportunità importante nel panorama finanziario di oggi. La capacità dei “Magnifici 7” di generare profitti stabili e di adattarsi rapidamente alle evoluzioni tecnologiche rende questi marchi un’opzione attraente per gli investitori a lungo termine anche se non si devono dimenticare i rischi legati alla regolamentazione crescente e alle dinamiche geopolitiche, come le tensioni USA Cina e USA Russia. Fondamentale è allora diversificare il portafoglio e monitorare le performance delle big tech, bilanciando potenziali rendimenti elevati con una gestione prudente del rischio.

La questione della regolamentazione è sicuramente un nodo importante. Le big tech stanno
affrontando un aumento delle azioni antitrust, con figure come Lina Khan alla guida della Federal Trade Commission impegnate a limitare il potere monopolistico di queste aziende. Con il ritorno di Trump gli esperti sono pronti a scommettere su un approccio più permissivo. Insomma, il 2025 potrebbe essere il momento propizio per investire in big tech, un settore che dovrebbe esplodere definitivamente grazie al nuovo clima politico americano. Un clima che valorizza le aziende, è vero, ma rischia di danneggiare consumatori e utenti. Staremo a vedere come i giganti dell’industria, e di conseguenza gli investitori, sapranno cavalcare questo periodo di rinnovamento.

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