“La storia di Napoli è ormai provata; la prima colonizzazione del territorio risale a quasi 3000 anni fa quando mercanti e viaggiatori anatolici ed achei si affacciarono nel golfo per dirigersi verso gli empori minerari dell’alto Tirreno e fondarono Partenope nell’area che include l’isolotto di Megaride (l’attuale Castel dell’Ovo) e il Promontorio di Monte Echia (l’odierna Monte di Dio e Pizzofalcone)”.
Ecco quanto si può leggere sul sito del Comune di Napoli, che a questo punto, con l’annuncio in pompa magna, della scelta del logo per le celebrazioni per “il compleanno della città”, contraddice se stesso parlando di 2500 anni dalla fondazione.
Ma allora, Napoli è stata fondata 2500 o 3000 anni fa? A sollevare la questione, già da qualche tempo, è stato lo scrittore Angelo Forgione, cantore delle bellezze, delle tradizioni e appunto della storia di Napoli.
In questi giorni, infatti, si sta annunciando il compleanno di Napoli, veicolando un messaggio sbagliato, come può essere verificato sullo stesso sito del Comune. Ma di chi è la colpa?
Tutto parte dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano che ad agosto organizzò l’evento, allargando l’operazione a tutto il governo, istituendo il comitato per le celebrazioni “Neapolis 2500 compleanno della città”. E l’errore sta proprio nel comunicare che si tratti del compleanno della città. Ma si sa, il ministro Sangiuliano sempre attento alla Storia e la Geografia, pur non essendo più il titolare della Cultura, ci ha lasciato in eredità una delle sue perle, cancellando ben tre secoli di storia napoletana, o meglio “Partenopea”.
Se vogliamo proprio festeggiare questo prossimo 2025 come una data “ricordevole” per il capoluogo campano, dobbiamo parlare di un compleanno parziale, perché al massimo, e anche su questo ci sarebbero da rivedere bene le date, possiamo parlare del compleanno di Neapolis, che è una parte della città e che nasce dopo Partenope.
Insomma, sono 2500 gli anni quelli della “cumana Neapolis”; Napoli ne ha almeno 2800. Stiamo parlando quindi di qualcosa che ha ancora più anni rispetto a quelli che vengono adesso comunicati e festeggiati.
In pratica nel prossimo anno si può festeggiare il compleanno del quartiere Pendino, per capirci, la zona dei decumani, quella è la Neapolis fondata 2500 anni fa. Trecento anni prima, sulla collina di Pizzofalcone veniva fondata, dai Rodiesi, che avevano il culto delle sirene, un villaggio che prendeva il proprio nome della sirena Partenope.
Quello che il Comune di Napoli si appresta a festeggiare, dunque, è il compleanno del centro storico, un area riconosciuta dall’Unesco, ma non della città di Napoli che di anni ne ha 2800.
Non è un errore da poco. Si sta comunicando qualcosa di storicamente errato rispetto alla storia di Napoli che è una delle città più antiche d’Europa, come confermato dall’Unesco stesso. La città “capitale del Sud” così risulterebbe più giovane di Roma, fondata nel 753 a.C., cosa non vera in quanto Partenope, quanto meno, fu fondata nello stesso periodo della città che poi divenne caput mundi.
Quello che proprio non torna è il fatto che il Comune di Napoli si sia accodato a questa narrazione fake rinunciando a 300 anni di storia, seguendo quanto proposto dal Governo e da Sangiuliano. I vertici comunali, che ieri hanno svelato il logo delle celebrazioni per i 2500 anni della citta, logo che poi si contraddice da solo, e vedremo poi il perché, dovrebbero dire che si festeggia il compleanno non della città, ma di Neapolis, fondata dai Cumani dopo che gli Etruschi, che volevano conquistare il Sud Italia, vennero sconfitti dai Siracusani. A quel punto Partenope prese il nome di Palaiapolis, ovvero città vecchia, proprio perché già da tre secoli si affacciava sul Golfo di Napoli.
A dirla tutta poi, anche l’aver scelto il prossimo anno per il 2500esimo compleanno, ripetiamo, di Neapolis e non di Napoli, risulterebbe impreciso. La data del 475 a.C., che viene presa a spunto dall’allora ministro San Giuliano, è una data fasulla. Tutto nasce da un fisico, Renato Palmieri, che nel 1990 si inventa una storia fantasiosa, romanzata per stabilire che Neapolis centro di Napoli viene fondata il 21 dicembre 475 a.C.
A ben vedere, Renato Palmieri cita il 472, data più coerente, visto che Neapolis nasce dopo la vittoria, nel 474, ottenuta dai Siracusani sugli Etruschi. Quindi questa data del 475 risulta totalmente avulsa dalla storia della nostra Partenope.
La scelta di questa data dunque sarebbe stata una forzatura perché probabilmente serviva una cifra tonda da festeggiare, accettando di conseguenza di comunicare un falso storico.
C’è da dire, a parziale discolpa del povero Sangiuliano che, forse, l’ex ministro aveva programmato questo evento per creare un po’ di vivacità economica per la città di Napoli favorendo ulteriormente l’afflusso turistico con l’organizzazione di eventi legati all’anniversario della città: ma resta il fatto che Napoli ha 2800 anni e che la stessa data scelta resta tutto un impiccio.
Intanto ieri il logo per l’evento “#NA2500”, che accompagnerà la città per un anno, è stato condiviso con il mondo e sia il sindaco Gaetano Manfredi che l’assessore al Turismo, Teresa Armato, hanno avuto parole di elogio per la semplicità e al tempo stesso la completezza di messaggi lanciati dal progetto dell’artista Rita Rosaria Zunno, in arte “Kinky”.
Purtroppo, anche con il bel logo che accompagnerà gli eventi “neapolitani” del 2025, il Comune, sindaco in testa, si contraddice. “È proprio il logo scelto per le celebrazioni del posticcio 2500esimo compleanno di Neapolis a dire che Napoli ne ha circa 2800”, si legge in un post social sempre di Angelo Forgione, che aggiunge: “La sirena Partenope stilizzata e l’uovo di Virgilio in giallo tufo del Castel dell’Ovo ai piedi del monte Echia sono due dei quattro elementi che ci comunicano la vera origine di Napoli, partenopea e “palepolitana” prima che napoletana. Il danno è fatto” conclude lo scrittore.
Molto meno diplomatici i commenti social, uno tra i tanti recita: “Che vergogna che amministrazione inetta e indecente ma soprattutto ignorante che pur di essere attori di una celebrazione fasulla, svendono tre secoli come se fosse niente quando tutte le fonti sono concorde nel far risalire all’VIII secolo a.c.!!!!”.
E vabbè! L’ex ministro con la sua scelta ha chiaramente palesato la sua ignoranza sulla storia e sulle origini della sua città, e quindi, se può farlo un ministro, evidentemente si sono sentiti autorizzati ad “ignorare” anche sindaco e giunta.
Ivan di Napoli