Sorrentino aveva da poco riportato la sirena Parthenope al realismo magico del cinema d’autore, quando la Napoli che ha sempre incantato il mondo con la sua capacità di intrecciare mistero e leggenda torna in “Uonderbois”. La nuova serie targata Disney+ e Lotus, che già dal titolo parla “alla buona”, come nei vicoli di Napoli, è un omaggio autentico al suo linguaggio schietto e genuino e ai suoi simboli più iconici, tra i quali la testata de il Gazzettino vesuviano, riconosciuta da entrambe le case di produzione come fonte autorevole e rappresentativa dell’identità partenopea.

Delle credenze popolari di Napoli, il Gazzettino Vesuviano ne diviene la fonte giornalistica

Questa serie non è solo ambientata a Napoli: è Napoli, con le sue tradizioni, il folklore, le credenze popolari che ne riflettono la storia millenaria e la vivacità del suo popolo. Dai tesori della Napoli sotterranea alla statuetta di Maradona nella celebre versione “pastore da presepe”, ovviamente fabbricata nella San Gregorio Armeno, passando da Palazzo degli Spiriti alla Gaiola per i simboli più iconici come San Gennaro, il Munaciello, e il potente curniciello contro il malocchio e le energie negative, la città è celebrata nella sua più alta fede e scaramanzia.

E lì, dove addirittura compaiono il grande Capitano Giovanni Di Lorenzo al fianco di Nino D’Angelo – un cameo apprezzato da ogni tifoso napoletano – spuntano fra le mani dei cinque “Sgooniezzi” (in omaggio ai Goonies dell’85, ma come fedeli rappresentazioni degli scugnizzi della Napoli più vera) le pagine di giornale de il Gazzettino vesuviano, scoperte proprio fra i tesori nascosti della Napoli Sotterranea.

Tra i cunicoli e le bellezze della città misteriosa, si rispolverano le antiche pagine del nostro giornale

In Uonderbois, tre sono i documenti cardine della narrazione: un diario congiunto dei ragazzi, una mappa della Napoli sotterranea nascosta nell’ambita statuetta di Maradona, e proprio le pagine del nostro giornale rispolverate in una delle scene più importanti, ovvero quando i cinque giovani protagonisti trovano finalmente il covo del Munaciello (episodio 5, minuto 04:00) e, tra i cunicoli nascosti, una nostra antica edizione cartacea: “Oh, guarda là, che cos’è?”, recita il piccolo attore Giovanni Buonocore. “Hai capito il Munaciello? Si conservava tutte le sue imprese,” esclama, leggendo un articolo che narra di un Maradona in terracotta apparso in circostanze misteriose. “Il Gazzettino vesuviano, 28 ottobre 1996: una statuetta da presepe trovata all’interno della vetrina al posto del prezioso orologio, in una città che di certo non lo considera un ladro ma un moderno Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Nessuno lo considera un ladro ma solo l’ultimo Munaciello”.

Grazie, Disney e Lotus, per averci reso l’onore di essere testimoni e portavoce della cultura partenopea


Che il Munaciello sia uno – se non il più grande – degli emblemi del folklore napoletano, capace di sintetizzare la vivace immaginazione, la spiritualità e la superstizione che caratterizzano questa straordinaria città, questo i napoletani lo sanno bene. Ma che sia stata scelta proprio questa testata per parlarne significa averle riconosciuto la solennità e la capacità di narrare questa leggenda, come è stato fatto in diverse opere teatrali, film e letteratura ambientati a Napoli.

Allora grazie, Disney+ e Lotus, per averci permesso di essere parte di una storia che rappresenta al meglio l’orgoglio e l’eccellenza partenopea fra le mani di piccoli “scugnizzi” che un giorno, chissà, insieme a tanti loro coetanei, torneranno a sfogliare le pagine dei giornali fra i vicoli del Centro Storico, riscoprendo la bellezza della narrazione scritta e l’importanza di preservare e raccontare le storie che fanno grande il nostro territorio. Noi, quel giorno, saremo ancora qui, a raccontare della loro Napoli e del suo popolo leggendario.

Sofia Comentale

Uonderbois, l’esclusiva de il Gazzettino vesuviano già nel 1996: la storia del Monaciello

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