Vandalizzata la statua di Maradona, la “mano de Dios” a Palma Campania. Era stata scoperta dal sindaco Nello Donnarumma in un parco pubblico meno di un mese fa.
Nella notte tra sabato e domenica scorsa qualcuno ha ben pensato di deturparla. Infatti è stato rubato il pallone che il Pibe de oro toccava con la mano. La “Mano de Dios”, il nome stesso della statua, raffigura Maradona nell’atto di segnare il primo gol nella gara Argentina-Inghilterra del Mondiale del 1986.
Un Gol che oggi sarebbe stato annullato, ma che allora segnò l’inizio della sconfitta dei bianchi d’Inghilterra. Una sorta di rivincita, di risposta, alla guerra delle Falkland, un conflitto militare combattuto tra aprile e giugno 1982 proprio tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland su cui l’Argentina (che le chiama Malvinas, Malvine) rivendicava la sovranità.
Quel gol “furbo” dopo pochi minuti fu seguito dal gol più bello del secolo, giunto a conclusione di un’azione solitaria dello stesso Maradona che mise in fila come birilli mezza squadra inglese per superare infine anche il portiere e depositare la palla in rete.
Un omaggio al genio e alla sregolatezza di quello che sicuramente è stato il più grande calciatore di ogni tempo, una scultura in argilla era stata posizionata nel Parco delle Palme in via De Gasperi agli inizi di dicembre.
Alla cerimonia avevano partecipato i residenti e le scuole calcio del territorio, insieme al sindaco Nello Donnarumma.
È stato proprio Donnarumma a dare notizia sui social dell’atto vandalico: “Vandalizzata la statua di Diego. Distrutto e trafugato il pallone dalla mano del Dios. Stiamo già recuperando i filmati dell’impianto di videosorveglianza per risalire ai colpevoli. Atti del genere vanno condannati senza se e senza ma. Ci auguriamo che anche la cittadinanza faccia la sua parte per trovare i responsabili. Nei prossimi giorni ci attiveremo per ripristinare la statua. Statene certi”.
La realizzazione della statua è stata promossa dall’associazione culturale “Non me ne vado”, presieduta da Ferdinando Sorrentino, che aveva commissionato l’opera all’artista Francesco Cretella.