Nelle prime ore di questa mattina, al termine di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – Gruppo di Lavoro Antiterrorismo, la Polizia di Stato ha arrestato un cittadino marocchino di 34 anni, residente in provincia di Napoli. L’operazione ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Napoli. L’uomo è accusato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico (art. 270 bis C.P.).
L’indagine e i legami con l’ISIS
Le indagini, condotte dalla DIGOS della Questura di Napoli con il supporto della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, erano state avviate nell’estate scorsa. Attraverso tecniche avanzate di indagine informatica e contributi informativi, gli inquirenti hanno raccolto numerosi indizi che collegano il trentenne all’organizzazione terroristica ISIS. In particolare, l’uomo avrebbe svolto attività di apologia e diffusione, tramite piattaforme telematiche, di materiale multimediale riconducibile al gruppo terroristico, inclusi contenuti di addestramento.
Gli indizi raccolti: sopralluoghi e messaggi eversivi
A confermare le accuse ci sono diversi elementi raccolti dagli investigatori. Il più rilevante riguarda un sopralluogo effettuato lo scorso 20 ottobre in via Cappella Vecchia, a Napoli, nei pressi della sinagoga partenopea. In quella circostanza, secondo quanto emerso d una intercettazione, il cittadino marocchino avrebbe pronunciato la frase: “Con la jihad e la forza uccideremo gli ebrei con l’aiuto di Dio”.
Sempre in quella giornata, l’uomo avrebbe pubblicato una “storia” su Facebook, utilizzando il nome utente “Lo Straniero”. La storia ritraeva il Golfo di Napoli accompagnato dalla frase: “Nazione mia, l’alba è tua”, insieme all’inno dell’autoproclamato Stato Islamico, conosciuto come “Ummati qad la-ha fajrun”.
I contatti con la rete ISIS
Le indagini hanno inoltre accertato che il sospettato era in contatto diretto con esponenti dell’organizzazione terroristica ISIS, pronti a compiere attentati sul territorio italiano. Questi collegamenti hanno fatto emergere il rischio concreto di un’azione da “lupo solitario”, aumentando la gravità della situazione e giustificando l’emissione della misura cautelare.
Il coordinamento investigativo
L’inchiesta è stata condotta dal pubblico ministero Onorati della Procura di Napoli, sotto la supervisione del procuratore Nicola Gratteri. Anche il pubblico ministero della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Ardituro, ha contribuito alle indagini. L’operazione sottolinea l’importanza della collaborazione tra le diverse articolazioni investigative per contrastare il terrorismo internazionale e prevenire azioni violente sul territorio nazionale.
Ivan di Napoli