Il 25 gennaio si conclude la lunga maratona televisiva dedicata al grande Eduardo nel 40° anniversario della scomparsa, avvenuta il 31 ottobre 1984 al termine di una vita consacrata al palcoscenico. Una rassegna iniziata tre mesi fa con la programmazione straordinaria di tutti i suoi testi teatrali, e non solo, in ordine cronologico di composizione.
Chiude il ciclo (in prima visione, alle 21.15) il recente allestimento teatrale di “Gennareniello”, un debutto assoluto prodotto dal Teatro di Napoli, diretto e interpretato dall’attore e regista Lino Musella ‒ insieme, tra gli altri, a Tonino Taiuti e Gea Martire ‒ andato in scena nel periodo natalizio al Teatro San Ferdinando, la sala che Eduardo ha ricostruito nel dopoguerra e donato alla sua città.
È il 1948 quando De Filippo, sfumato il progetto di comprare e restaurare il Teatro dei Fiorentini, acquista le macerie di un altro antico teatro napoletano che conosce bene. Il suo intento è quello di creare un luogo che offra lavoro, che diffonda la cultura del palcoscenico, che avvicini il pubblico agli autori classici e moderni napoletani e non solo, e dia vita a una scuola per artisti e tecnici. Il San Ferdinando diventa, così, un teatro all’avanguardia, inaugurato il 22 gennaio 1954 con la rappresentazione dell’opera “Palummella zompa e vola” di Antonio Petito.
“Gennareniello” nasce nel 1932, un anno dopo l’atto unico “Natale in casa Cupiello”. Il regista e interprete dello spettacolo, Lino Musella, ha affermato che “a differenza del fratello maggiore, non è mai cresciuto del tutto, negli anni è restato identico, quasi abbozzato, anche se perfetto nelle sue dimensioni, non si è mai sviluppato in altri due o tre tempi, è rimasto Unico come Atto. Gennareniello è un diminutivo, vezzeggia il nome del santo patrono e fa rima col fratello famoso, quello di Casa Cupiello”.
La storia è quella di Gennaro, un inventore strampalato già avanti con gli anni, che è sposato con Concetta e vive in casa con il figlio Tommasino, ritardato e pieno di tic, la sorella zitella e pittrice, e Matteo, un maestro di disegno a cui concede di non pagare l’affitto in cambio dei progetti tecnici delle sue invenzioni. Spronato da Matteo e da un presunto ingegnere suo amico che dovrebbe interessarsi ai disegni dei progetti, Gennaro corteggia Anna, la giovane inquilina dell’appartamento di fronte, con cui dialoga scherzosamente sulla terrazza di casa. Viene, però, sorpreso dalla moglie Concetta, che lo umilia davanti ai presenti, e lo induce ad abbandonare il tetto coniugale, esasperato da una vita di incomprensioni. Ma gli “amici” lo convincono a farvi ritorno, abbigliandolo come un damerino, e presentandolo alla moglie come la versione più giovane di sé stesso – Gennareniello, appunto – provocando la reazione violenta di Concetta, che li caccia e riabilita la dignità offesa del marito.
La capacità di Eduardo di coinvolgere sempre lo spettatore nelle vicende delle sue commedie, in cui si passa da una situazione comica al dramma senza contraccolpi, si ritrova anche in questa sua opera breve che “costruisce una variazione sul tema restando in famiglia, e ricalca le stesse maschere umane dei Cupiello da una diversa angolazione” ha detto Lino Musella. “L’intenzione è di restituire la ‘lezione della semplicità’, l’altra faccia di una stessa medaglia. A Gennareniello basta affacciarsi a una terrazza per esistere, per regalarci l’umanità che porta in scena, per sussurrarci quel che di unico è racchiuso tra la disperata e commovente bellezza della vita che passa”.
Viviana Rossi