Fuoco “amico” e nemico su Pasquale Aliberti che si vede attaccato appunto dal fuoco incrociato proveniente da sinistra, da destra e un po’ da tutte le parti anche quelle che non sanno esattamente in quale lato dell’arco costituzionale posizionarsi.
La maggioranza del sindaco di Scafati a meno di due anni dalla sua vittoria elettorale non c’è più, non traballa, in effetti si è proprio dissolta o sta per farlo. Tredici consiglieri comunali, tra cui tutta l’opposizione e i quattro “dissidenti” della sua stessa coalizione, hanno protocollato una mozione di sfiducia destinata a essere discussa in consiglio comunale entro e non oltre i prossimi 30 giorni. Se il termine non fosse rispettato, interverrebbe una diffida del prefetto. La situazione appare critica per il primo cittadino, che senza maggioranza dovrà affrontare il voto sulla mozione da una posizione di estrema debolezza.
A firmare la mozione di sfiducia sono stati, oltre ai consiglieri di opposizione, anche quattro esponenti di maggioranza: Gennaro Avagnano, Susy Barone, Paolo Attianese e Maria Berritto. Questo gruppo si è unito al Pd, rappresentato dai consiglieri Michele Grimaldi e Francesco Velardo, e ad altre forze politiche come Scafati Arancione con Francesco Carotenuto, il Polo Civico con Ignazio Tafuro e Nunzia Pisacane, e i moderati di Corrado Scarlato, Michelangelo Ambrunzo e Pasquale Vitiello. Tra i firmatari figura anche Cristoforo Salvati di Fratelli d’Italia, che in passato aveva già criticato duramente l’operato di Aliberti.
La mozione rappresenta un atto di accusa verso l’amministrazione comunale, contestandole numerose inadempienze: il mancato rispetto del piano pluriennale di rientro dal debito, la mancata realizzazione di opere pubbliche promesse e la gestione amministrativa definita da molti fallimentare. A queste si aggiungono le critiche sul piano urbanistico e sui ritardi nei progetti prioritari.
Il Partito Democratico è tra i promotori più vocali della sfiducia. “Il nostro gruppo consiliare, con i consiglieri Grimaldi e Velardo, ha sottoscritto la mozione di sfiducia insieme ad altri undici consiglieri – ha dichiarato Giuseppe Fontanella, segretario cittadino del Pd – convinti che il bene della nostra comunità venga prima di ogni interesse di parte. La città merita un’amministrazione capace di affrontare le grandi questioni che abbiamo di fronte, non un governo basato su trasformismi e mercanteggiamenti”.
Fontanella ha aggiunto che, in assenza di una maggioranza uscita dalle urne, è necessario restituire la parola agli elettori. Il Pd, infatti, punta a elezioni anticipate come unica soluzione per superare l’impasse amministrativa. Una posizione condivisa anche da Francesco Carotenuto di Scafati Arancione, che ha dichiarato: “Ora si gioca a carte scoperte. Tutto sta al senso di responsabilità dei firmatari”. Ignazio Tafuro, capogruppo del Polo Civico conferma: «La mozione è un atto dovuto per fare finalmente chiarezza nei confronti della città. Tra le firme ci sono quattro consiglieri della sua maggioranza».
Anche i quattro consiglieri dissidenti hanno motivato la loro decisione di firmare la mozione. Gennaro Avagnano, in particolare, ha sottolineato: “La mozione è la certificazione di quanto non va in questa amministrazione. Dalla mancata realizzazione del piano di insediamenti produttivi al piano urbanistico. Il polo scolastico rischia di diventare un’incompiuta che potrebbe portare a contenziosi milionari. I punti fondamentali del piano di rientro dal debito sono in alto mare. Il sindaco dovrebbe solo fare mea culpa”.
Scarlato pur avendo firmato chiarisce: “L’amministrazione Aliberti è in crisi da tempo. Non son stato d’accordo sulle modalità di questa iniziativa. La gente rischia di non capire e si sta dando adito al chiacchiericcio continuo. La mia strada è la pace sociale per realizzare le grandi opere e risolvere le emergenze, dalla riapertura dell’ospedale al piano industriale e il piano urbanistico”.
La crisi politica di Scafati entra dunque in una fase decisiva. Resta da vedere se il consiglio comunale sceglierà di porre fine anticipatamente all’amministrazione Aliberti o se il sindaco riuscirà a trovare una soluzione per proseguire il suo mandato.
Aliberti, intanto, nel pomeriggio di ieri sabato 25 gennaio, ha rilasciato una nota nella quale afferma: “In caso di sfiducia, mi ricandiderò per continuare i progetti e le opere avviate”.
“Tredici firme apposte ad una mozione di sfiducia della quale non conosco il contenuto. Spero di poter leggere presto quali motivazioni vengono trascritte nel documento che sarà discusso in consiglio comunale nel più breve tempo possibile, come prevede la norma.
Se dovesse essere confermata la sfiducia ho l’obbligo di ricandidarmi per l’affetto, il consenso, la stima e soprattutto perché sono curioso di capire dai palchi questa volta cosa
racconteranno i miei avversari dopo anche la sentenza di assoluzione piena del processo che mi ha visto protagonista per una indagine iniziata anche grazie alle loro denunce.
Non so quale sarà il loro “cavallo di battaglia” ma so per certo di cosa parlerò io: della Città, delle tante opere avviate e da completare e della riqualificazione urbana dal centro alla periferia. Nessuna guerra, solo programmi. Dopo anni di buio totale Scafati e gli scafatesi hanno bisogno di vedere una Città diversa, hanno bisogno di essere coccolati amministrativamente.
Pertanto, in caso di sfiducia affronterò una nuova campagna elettorale che mi vedrà a capo di una coalizione civica con un programma elettorale analitico sulla scorta di quello che stavamo e che stiamo ancora realizzando per la città”.