I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Torre del Greco hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli nei confronti di tre persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione del clan Mazzarella. L’operazione, condotta sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato all’arresto di Gennaro Mazzarella, 52 anni, soprannominato “Bomba a mano”, Gustavo Alek Noviello, 33 anni, e Salvatore Barile, 40 anni.
Le richieste di pizzo e la denuncia delle vittime
Le indagini sono state avviate nel 2022, a seguito della denuncia di due fratelli titolari di un esercizio commerciale e di una ditta di facchinaggio situati nel porto di Napoli. Le vittime hanno raccontato agli inquirenti di essere state sottoposte a pressioni violente e continue richieste estorsive. Gli indagati avrebbero preteso una tangente mensile di 500 euro, oltre a una consistente somma di denaro arretrata come “risarcimento” per gli anni precedenti.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, gli estorsori si sarebbero avvalsi della forza intimidatoria del clan Mazzarella per imporre i pagamenti e garantire il controllo del porto. La violenza fisica sarebbe stata uno degli strumenti utilizzati per ottenere il denaro: il titolare di un bar situato nella zona portuale sarebbe stato aggredito brutalmente dopo aver interrotto i versamenti.
La rete criminale del clan Mazzarella
L’inchiesta ha messo in luce il controllo del racket da parte del clan Mazzarella non solo nel porto di Napoli ma anche nelle zone limitrofe, tra cui San Giorgio a Cremano e Portici. Gli investigatori hanno intercettato conversazioni che confermerebbero la capillarità dell’influenza criminale del gruppo, legato a una delle famiglie storiche della camorra.
Tra gli arrestati spicca Gennaro Mazzarella, figlio di Vincenzo Mazzarella, detto “o’ vichingo”, e cugino del defunto capo storico Ciro Mazzarella, soprannominato “o’ scellone”. La figura di Gennaro, conosciuto per il soprannome evocativo “Bomba a mano”, testimonia la continuità dinastica all’interno del clan.
Il provvedimento cautelare e le indagini in corso
La misura di custodia cautelare in carcere è stata disposta alla luce dei gravi indizi di colpevolezza e delle modalità mafiose utilizzate dagli indagati. Tuttavia, il provvedimento è ancora in fase preliminare, e i destinatari sono considerati presunti innocenti fino a sentenza definitiva.
Le dichiarazioni delle vittime, corroborate da indagini tecniche, hanno consentito agli inquirenti di raccogliere elementi probatori rilevanti. Gli inquirenti continuano a indagare per ricostruire eventuali ulteriori episodi estorsivi e identificare possibili complici.
La lotta contro il racket e le infiltrazioni camorristiche nel tessuto economico del porto di Napoli resta una priorità per le forze dell’ordine e la magistratura.