Un poliziotto, una vita, una carriera: “Con quale coraggio”, il libro di Giuseppe Longobardi

Il volume sarà presentato mercoledì 12 febbraio nell’aula consiliare del Comune di Pompei

Trent’anni di vita in qualità di agente di polizia. Un uomo, i suoi valori. Tutto questo c’è nel volume, una sorta di romanzo autobiografico, firmato da Giuseppe Longobardi, con il titolo “Con quale coraggio”, edito da 1886 Publishing.

Il volume sarà presentato mercoledì 12 febbraio alle 18.45 nell’aula consiliare del Comune di Pompei. Sono previsti gli interventi di Carmine Lo Sapio, sindaco di Pompei, di Catello Maresca, magistrato e autore della prefazione. Dialoga con l’autore la giornalista e presidente dell’Associazione Nessuno e Centomila Paola de Simone. La presentazione sarà moderata dallo scrittore Francesco Paolo Oreste.

Il coraggio è di certo quello del protagonista, per trent’anni sulla strada, da quando, giovanissimo arriva a Palermo, e incontra mille vicende che gli toccano il cuore. Perché Longobardi si vede passare davanti vite, storie, affari loschi a cui deve fare la guerra. Ma mettere le mani in quella materia, a volte ripugna. Ci si porta appresso anche le storie di tanti colleghi.

Come quella da cui prende spunto il titolo del libro, perché l’espressione “con quale coraggio” fu quella dell’autore, che, di stanza a Palermo, si trovò di fronte agli scenari devastanti delle stragi del ’92. “Con quale coraggio” lo accompagnerà sempre anche quando intercetterà gli spacciatori. E si chiederà come fanno a vendere la morte a tanti giovani. Tante le vicende e le persone incontrate in trent’anni di carriera.

E come dice Catello Maresca nella prefazione, parlando del lavoro di persone come Giuseppe Longobardi: “Sono state esperienze intense ed indimenticabili che ci hanno lasciato alcuni colleghi e pochi amici sinceri che sono rimasti per la vita. Ma anche una grande eccezionale verità: non tutti oggi ricordano quel coraggio e pochi davvero credono che si possa combattere ancora questa battaglia.

‘Le mafie non sono altro da noi, le mafie ci rassomigliano. È solo conoscendo l’Uomo nei suoi comportamenti, nei suoi modi di pensare e di vedere il mondo, che noi possiamo conoscere le mafie’.

Dobbiamo ripartire da questa frase di Giovanni Falcone, il genio assoluto della lotta alle mafie, per creare l’unico vero antidoto contro tutte le mafie: la cultura antimafia”.

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