“Il Capitano Mariani? Un vero ufficiale dell’Arma: umano e determinato, capace di affrontare qualsiasi caso”.
Un nuovo riconoscimento “internazionale” di altissimo valore per il protagonista dei romanzi del giornalista oplontino Giovanni Taranto.
“Mala fede”, “Requiem sull’ottava nota” e “La fiamma spezzata”, pubblicati da Avagliano, oltre a numerosi premi nazionali, avevano già raggiunto il traguardo di essere acquisiti al patrimonio delle biblioteche universitarie di Harvard e Princeton, le più importanti del mondo.
Ora l’ennesima investitura arriva addirittura dal Palazzo di vetro dell’Onu, a New York. A metterla nero su bianco è uno dei più alti gradi dell’Arma stessa: il generale Alfonso Manzo, Consigliere Militare alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, dove si occupa prevalentemente di aspetti militari e di polizia del Peacekeeping.
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Generale di Divisione, già Capo del V Reparto dello Stato maggiore della Difesa e precedentemente Capo Ufficio Cooperazione Internazionale al Comando Generale dell’Arma, Manzo è stato anche Direttore dell’Istituto Studi Professionali e Giuridico Militari presso la Scuola Ufficiali di Roma. Durante la sua lunga carriera ha operato praticamente in tutta Italia, ricoprendo fra l’altro i ruoli di Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile di Reggio Emilia, delle Compagnie di Villafranca di Verona e Palermo San Lorenzo, del Nucleo Operativo di Firenze, del Gruppo di Monza, del Provinciale di Bologna e della Legione Puglia.
Insomma, è uno che sa di cosa parla quando si tratta di valutare come un vero ufficiale dei Carabinieri possa e debba essere.
“Assolutamente realistico, convincente ed efficace”, commenta il generale. “Nell’ampio e variegato repertorio degli operatori della sicurezza e della giustizia che popolano, da tempo immemore, le pagine dei romanzi o gli schermi cinematografici e televisivi, il Capitano Mariani emerge per il realismo della sua operatività, dei luoghi in cui opera, delle caratteristiche della popolazione che gli è stata affidata, della perfetta marezzatura di umanità nel suo agire determinato e intransigente e, infine, per la “normalità” dei suoi casi”.
Un compito difficile quello del Capitano tratteggiato da Taranto…
Mariani opera in una Compagnia dei Carabinieri distaccata ad altissimo impegno operativo, operante su un territorio flagellato dalla criminalità comune ed organizzata che hanno trasformato una laboriosa e ridente cittadina, adagiata tra le falde del Vesuvio e il mare, in un campo di battaglia tra clan camorristici, nei cui meandri pullulano indisturbati criminali comuni famelici come iene…
Un uomo e un ufficiale d’azione nel vero senso della parola.
L’uso sinora ripetuto della radice “operare” non è casuale. Ad un Ufficiale dei Carabinieri che, come me, ha speso più della metà dei suoi anni di servizio in incarichi “operativi” non può sfuggire “l’inquieta ansia realizzatrice” che connota l’operato del Capitano Mariani, tipica della condotta di moltissimi Ufficiali di polizia giudiziaria dei Carabinieri, sintomatica di un modo di operare che, pur focalizzato sull’attività investigativa, non rinuncia ai complementari strumenti del controllo del territorio, della human intelligence, della tattica militare, ma anche della rassicurazione sociale nei confronti di una popolazione a lungo vittima, al tempo stesso, del crimine e dell’inazione delle Istituzioni.
Si può dire, a suo giudizio, che il protagonista dei romanzi del giornalista torrese abbia la vera formazione di un ufficiale dell’Arma nel senso più autentico?
Certamente. Ed è per tutto questo che il Capitano Mariani è in grado di spaziare disinvoltamente dal cold case de “La fiamma spezzata” al contrasto alla criminalità organizzata del “Requiem sull’ottava nota”, all’indagine su un furto di un’opera d’arte sacra sottratta al Vaticano ma, soprattutto, alla fede popolare, magistralmente romanzata in “Mala fede”.
Le trame dei romanzi di questa prima trilogia dedicata a Mariani portano in direzioni molto diverse. Come le sembrano, alla luce della sua esperienza di ufficiale che, all’inizio della sua carriera, ha lavorato per decenni in contesti operativi molto simili?
Sono tutte buone, anzi buonissime, storie, come ha ben detto il Maestro Carlo Lucarelli, con il quale ho avuto il privilegio di collaborare quando insieme presentammo al pubblico un volume sulla vita del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, edito nel 2022 dallo Stato Maggiore della Difesa. Storie senza le quali non si possono scrivere libri del valore e della bellezza di quelli vergati da Giovanni Taranto. Un autore recente, ma non più esordiente. Vero interprete del neogiallismo o, se preferite, del neo-noirismo italiano.
Dalle sue considerazioni e dai suoi giudizi traspaiono un forte trasporto nei confronti di quello che, nei romanzi di Taranto, i suoi uomini chiamano ‘o Capitano. C’è qualche motivo particolare, oltre all’apprezzamento per l’opera dell’autore?
Consentitemi un riferimento personale. Avendo oramai maturato un’esperienza professionale ultraquarantennale e conoscendo perfettamente i luoghi nei quali si muove il Capitano Mariani, per esserci nato e per averci vissuto sino ai 15 anni, ho avuto modo di conoscere ed ammirare l’Ufficiale dei Carabinieri che credo abbia ispirato il Capitano Mariani, protagonista dei romanzi e, prima ancora, degli articoli di stampa di Giovanni Taranto nella sua reale veste di cronista esordiente e contemporaneo dell’autentico Capitano Mariani. Era Maurizio Colozza. Operò nella prima metà degli anni novanta come Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Torre Annunziata. Ha vissuto da Carabiniere anche quando lasciò il servizio attivo nell’Arma, continuando a sacrificare tutto il suo tempo e le sue energie per la popolazione del Comune di Monticiano, che, avendolo conosciuto allorché era Comandante della Compagnia di Poggibonsi, lo aveva voluto Sindaco del proprio Paese.
Una figura che ha rappresentato per Taranto il prototipo del perfetto ufficiale dell’Arma, e su quella base ha poi dato vita al protagonista dei suoi romanzi. Che, se Colozza non è, ne ha assorbito i valori più alti.
Sicuramente. Il Capitano Mariani gli ha clonato tutte le molte virtù ed anche i pochissimi difetti che connotarono il suo servizio e che lo resero indiscusso protagonista nell’azione di contenimento dello Stato alla devastante ondata di criminalità organizzata e comune che flagellava quei territori sin dagli anni ’70.