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Omicidio Alfonso Fontana: “Fine pena mai” per il killer Catello Martino

La terza sezione della Corte d’Appello di Napoli ha condannato all’ergastolo Catello Martino, ras del rione Savorito e appartenente alla famiglia dei “Paglialone”, riconosciuto come esecutore materiale dell’agguato costato la vita al 22enne Alfonso Fontana. Il giovane, appartenente alla famiglia Fasano, venne assassinato il 7 febbraio 2024 a pochi passi dal Tribunale di Torre Annunziata.

Confermata la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia

Alfonso Fontana

La sentenza accoglie integralmente la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia. Durante la requisitoria, i sostituti procuratori Giuseppe Cimmarotta e Valentina Sincero avevano chiesto per Martino, noto come “Puparuolo”, 52 anni, la condanna al massimo della pena.

Il sicario, uomo degli Imparato, dunque in vicino al clan D’Alessandro, era stato catturato dai Carabinieri appena rientrato a casa, dopo giorni di fuga dopo l’omicidio avvenuto tra le auto parcheggiate e mentre la città era ancora affollata di gente.

Un regolamento di conti interno alla camorra

Secondo le indagini coordinate dalla DDA, l’omicidio di Fontana si inserisce in un contesto di vendette e regolamenti di conti interni alla camorra. Il giovane, assieme ad altri complici, avrebbe commesso un furto nell’abitazione del genero di Catello Martino, gesto considerato un affronto imperdonabile.

Catello Martino avrebbe quindi organizzato l’esecuzione di Fontana, freddandolo a pochi passi dal tribunale. Un omicidio che porta il marchio della criminalità organizzata, un chiaro segnale del potere criminale sul territorio.

Risarcimento per i familiari della vittima

La corte ha inoltre riconosciuto un risarcimento alle parti civili, ovvero i parenti di Alfonso Fontana, rappresentati dagli avvocati Roberto Attanasio e Raffaele Pucci. L’ammontare dell’indennizzo verrà stabilito in separata sede.

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