Il Comune di Poggiomarino ha deciso di costituirsi parte civile nel processo contro gli ex amministratori accusati di aver inquinato il voto alle elezioni amministrative del 2020. La decisione è stata formalizzata dal commissario prefettizio, che guida il municipio dalla sospensione dell’ex sindaco Maurizio Falanga e dalle successive dimissioni. Nei giorni scorsi, l’incarico ai legali dell’Ente è stato ufficializzato e la comunicazione è già stata inviata agli uffici della Procura di Torre Annunziata. La formalizzazione è avvenuta ieri mattina, giovedì 6, in occasione della prima vera udienza del processo, che si celebra con rito ordinario.
Gli imputati e il coinvolgimento politico
Sul banco degli imputati ci sono nomi di spicco dell’amministrazione cittadina: l’ex sindaco Maurizio Falanga, l’ex vice sindaco Luigi Belcuore e l’imprenditore Franco Carillo, fratello di un ex assessore comunale e noto per il suo passato in politica. Questi tre, insieme al boss Rosario Giugliano, che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, sono stati coinvolti nell’inchiesta che, a fine ottobre scorso, ha portato a un autentico terremoto politico a Poggiomarino. Gli arresti domiciliari disposti per Falanga, Belcuore e Carillo hanno scosso profondamente il panorama politico locale.
Le accuse e l’apertura del processo
Secondo le indagini, il voto del settembre 2020 sarebbe stato pilotato attraverso un accordo tra politica e criminalità organizzata. Gli inquirenti ritengono che Rosario Giugliano, boss della camorra locale oggi collaboratore di giustizia, abbia avuto un ruolo centrale, stipulando patti illeciti per influenzare la scelta del candidato sindaco e della coalizione di riferimento. Le prove raccolte hanno portato alla richiesta di giudizio immediato per gli imputati e all’avvio del processo lo scorso gennaio. Problemi di notifica hanno inizialmente rallentato il dibattimento, principalmente la mancata notifica al Comune di Poggiomarino del decreto di giudizio immediato. L’Ente ha ricevuto la documentazione solo a fine gennaio, consentendogli di avviare le procedure per costituirsi parte civile.
Le attese per il mese di marzo
Il mese di marzo sarà decisivo per questa vicenda. A metà mese, infatti, è prevista la sentenza per Rosario Giugliano, che ha scelto il rito abbreviato. Per lui, nella scorsa udienza, il pm Giuseppe Visone ha chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi, riconoscendogli attenuanti per la collaborazione con la giustizia. Le sue dichiarazioni sono state fondamentali per ricostruire le dinamiche e gli accordi pre-elettorali che avrebbero condizionato il voto amministrativo del 2020.
L’attenzione resta alta su questo caso, che potrebbe avere importanti ripercussioni non solo sulla politica locale, ma anche sul contrasto ai legami tra criminalità organizzata e pubbliche amministrazioni.