Nell’esposto consegnato stamattina alla Procura di Napoli dalle parti coinvolte nel processo sul crollo alla Galleria Umberto I, costato la vita a Salvatore Giordano, il ragazzo di 14 anni morto in seguito al ferimento causato dalla caduta di un fregio nel luglio 2014, viene denunciata “una grave lesione del diritto penale e della cosiddetta terzietà che la magistratura inquirente deve sempre osservare nell’espletamento delle sue funzioni“.
Un procedimento giudiziario che avrebbe dovuto vedere, sia secondo gli avvocati, sia secondo gli imputati, come unico responsabile il Municipio partenopeo, in quanto “proprietario inequivocabile di un monumento storico” qual è, appunto, la Galleria Umberto I.
L’esposto è stato consegnato al procuratore generale Aldo Policastro. “L’indignazione e lo stordimento – si legge nel comunicato – sono arrivati dopo la sentenza, emessa alla prima sezione penale della Corte di Appello di Napoli, presieduta da Giovanni Carbone, per il suddetto processo.
Il giudizio di Appello ha confermato quanto decretò il giudice monocratico di Napoli, Barbara Mendia, con la condanna dell’amministratore e del direttore dei lavori di uno dei condomini siti in Galleria (per una manutenzione ordinaria fatta 5 anni prima dell’evento tragico, durante i quali, tra l’altro, sono state registrate oltre 5 mila scosse di terremoto documentate, che insieme agli agenti atmosferici, avevano, chiaramente, anche alterato la situazione statica degli intonaci), e del dirigente del servizio difesa del territorio della città; assolto invece un dipendente del servizio idrogeologico del territorio del Comune e l’ultimo amministratore di condominio prima che avvenisse la tragedia”.
Nel comunicato viene sostenuto che: “Il frontone interessato dal crollo non può che essere di proprietà comunale in quanto non avrebbe ragione di esistere se non per sostenere la cupola del monumento secolare, in nessun modo funzionale ai fabbricati privati della Galleria. Difatti, la parte di facciata che coinvolge il frontone e il timpano, non c’erano quando i quattro condomini furono costruiti, ma è stata creata dopo, quando cioè è stata costruita la Galleria Umberto“.
E allora, prosegue la nota, “come è stato possibile addurre la proprietà del monumento ad un amministratore di condominio, un direttore dei lavori (che oltre ad indicare quanto la sua professione prevede di certo non ha potere decisionale né su chi gli ha commissionato l’incarico, né su un’opera architettonica di una delle grandi capitali del mondo) ed un tecnico municipale? La legge è uguale per tutti o i potenti sono più uguali degli altri?“