Prosegue la battaglia legale delle 38 famiglie che abitano nel complesso di housing sociale di via Monsignor Bonaventura Gargiulo, a Sant’Agnello. Dopo cinque anni di sentenze e provvedimenti contrastanti, i residenti hanno annunciato il ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari (gip) del Tribunale di Torre Annunziata, che ha fissato lo sgombero degli appartamenti.
La vicenda ha origine nel 2016, quando un bando comunale promuove la costruzione di un complesso residenziale ecosostenibile, dotato di pannelli fotovoltaici, sistemi di recupero delle acque piovane e giardini verticali. Gli assegnatari, ritenuti idonei dopo verifiche, versano in anticipo il 50% del prezzo degli appartamenti, per somme intorno ai 160mila euro a famiglia.
Nel febbraio 2020, pochi giorni prima dell’inaugurazione, la Procura di Torre Annunziata sequestra il cantiere, ritenendo che il progetto non rispetti il Piano Urbanistico Territoriale (PUT). Da quel momento, la vicenda entra in una complessa fase giudiziaria: nel maggio 2021, il Tribunale del Riesame revoca il sequestro, consentendo alle famiglie di entrare nelle abitazioni. Tuttavia, a settembre dello stesso anno, la Cassazione annulla la decisione e ordina un nuovo esame del caso.
Nel marzo 2022, il Tribunale dispone un nuovo sequestro e impone lo sgombero coatto in caso di mancata liberazione volontaria degli alloggi. A luglio, però, il provvedimento viene sospeso fino alla sentenza definitiva, con il giudice che riconosce la “buona fede” degli assegnatari. Nell’ottobre 2023, un’ulteriore ordinanza conferma la sospensione.
Il 16 aprile 2024, la Cassazione accoglie il ricorso della Procura, citando il principio del carico urbanistico. Infine, il 26 febbraio 2025, il gip revoca la sospensione e conferma lo sgombero, rimandandolo all’esito di un eventuale nuovo ricorso in Cassazione.
Ora, le famiglie tentano l’ultima strada per evitare l’allontanamento forzato. «Non ci resta che il ricorso per Cassazione, l’unica possibilità per sospendere l’esecutività dello sgombero», spiega il comitato degli assegnatari. I residenti denunciano una situazione ormai insostenibile: «Viviamo con una spada di Damocle sulla testa da cinque anni, tra spese legali e una pressione psicologica devastante». Nel complesso abitativo risiedono anche persone con disabilità, neonati e bambini, rendendo ancora più delicata la questione.
Il futuro degli assegnatari resta incerto, in attesa di un nuovo pronunciamento della Cassazione.