Il Regno Unito ha sempre rappresentato un punto di riferimento per giovani europei in cerca di nuove opportunità professionali e accademiche. Tuttavia, la Brexit ha portato cambiamenti significativi, lasciando molti con domande sul futuro delle loro ambizioni nel paese. Fortunatamente, una nuova normativa rivolta agli Under30 europei offre una boccata d’aria fresca. Approfondiamo insieme il tema e pianificare il trasloco in Inghilterra con entusiasmo.
Cosa prevede la norma Under30
Dopo la Brexit, le opportunità per i giovani europei di lavorare e studiare nel Regno Unito sono diventate significativamente più complesse. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la libera circolazione è stata interrotta, costringendo molti giovani a fare i conti con i nuovi visti e le restrizioni imposte dal governo britannico. Tuttavia, una nuova proposta da parte del governo di Keir Starmer sta aprendo nuove possibilità: un accordo sulla mobilità giovanile che permetterebbe agli Under30 europei di andare a lavorare e studiare nel Regno Unito per un periodo iniziale di due anni, prorogabile di un altro anno.
Questo schema, che si ispira a quello già esistente con l’Australia, mira a ristabilire le relazioni tra il Regno Unito e l’Unione Europea, segnando un primo passo verso una normalizzazione dei legami post-Brexit. La proposta, che potrebbe essere discussa e formalizzata durante il summit UE-GB previsto per il 19 maggio, risponde a una delle principali richieste degli europei: la possibilità di muoversi liberamente per studiare o lavorare nel Regno Unito.
Tuttavia, la proposta non è priva di limitazioni significative. Il numero di giovani europei che potranno beneficiare di questa misura sarà infatti soggetto a un tetto, fissato a 70.000, una cifra ben superiore rispetto a quella applicata agli australiani, ma comunque limitante rispetto alla domanda che esiste in Europa.
Inoltre, il governo britannico ha previsto una serie di oneri economici, tra cui un contributo per il servizio sanitario e una tassa di ingresso che portano a un esborso di oltre 2.000 euro. Queste condizioni potrebbero rivelarsi difficili da digerire per molti giovani, soprattutto se paragonate alle tariffe universitarie, che per gli studenti non britannici sono triplicate rispetto a quelle degli studenti inglesi, creando così un divario economico significativo.
Starmer si trova in una posizione delicata, dovendo bilanciare le esigenze politiche interne, dove l’immigrazione è un tema molto sentito e alimenta il successo della destra populista, e la necessità di rinvigorire le relazioni con l’Europa. Sebbene l’accordo sulla mobilità giovanile rappresenti un passo positivo in questa direzione, è evidente che le negoziazioni saranno tutt’altro che facili. Bruxelles, infatti, vorrebbe eliminare le limitazioni al numero di arrivi e, soprattutto, permettere agli studenti europei di pagare le stesse tasse universitarie degli studenti britannici, eliminando così l’iniquità che si è venuta a creare dopo la Brexit.
Il contesto politico interno al Regno Unito rende questo accordo complesso da gestire, ma potrebbe rappresentare un importante passo verso una futura cooperazione più stretta tra il Regno Unito e l’Unione Europea, sebbene non manchino le questioni spinose da risolvere, come i diritti di pesca e altre aree di negoziazione. Sarà interessante vedere come si evolveranno i colloqui nei prossimi mesi e se questa proposta potrà tradursi in un’opportunità concreta per i giovani europei.