Funivia del Faito, quattro indagati per la tragedia: si indaga su freni, manutenzione e cavo d'acciaio

Svolta nell’inchiesta sulla tragedia della funivia del Monte Faito: la Procura di Torre Annunziata ha iscritto nel registro degli indagati quattro dirigenti e funzionari dell’Ente Autonomo Volturno (Eav), ente gestore dell’impianto che collega Castellammare di Stabia con il villaggio del Faito, a quota 1131 metri.

Gli indagati sono Marco Imparato (responsabile esercizio e manutenzione della funivia), Pasquale Sposito (direttore operativo), Giancarlo Gattuso (dirigente infrastrutture) e Pasquale di Pace (capo impianto). I reati contestati, in concorso tra loro e con altre persone ancora da identificare, sono di disastro colposo e omicidio colposo plurimo nella forma continuata.

L’iscrizione è un atto dovuto in vista del conferimento dell’autopsia sulle salme delle quattro vittime, previsto per giovedì 24 aprile alle 11:30. Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, con l’aggiunto Giovanni Cilenti e il procuratore Nunzio Fragliasso, sono affidate alla Polizia di Stato.

La tragedia è avvenuta giovedì 17 aprile: una cabina in risalita verso la cima del Monte Faito è precipitata, causando la morte di Janan Suliman, 25 anni, turista israelo-palestinese; dei coniugi britannici Elaine Margaret Winn, 58 anni, e Derek Winn, 65 anni; e del macchinista Eav Carmine Parlato, 59 anni. Gravemente ferito il fratello di Janan, Thabet Suliman, 23 anni, ancora ricoverato in condizioni critiche all’ospedale del Mare di Napoli.

Secondo quanto emerso finora, la cabina era ancora agganciata al cavo quando è precipitata, circostanza che ha spostato l’attenzione degli investigatori sul possibile malfunzionamento della fune d’acciaio e sull’inefficacia del sistema frenante, che invece ha funzionato nella cabina a valle, bloccando la corsa.

La Procura ha disposto per domani un nuovo sopralluogo tecnico lungo il percorso dell’impianto: i consulenti dei magistrati, insieme alla Polizia e agli uomini del soccorso alpino, effettueranno nuove ispezioni sul punto in cui è stata trovata la cabina e in altri tratti del tracciato. La vegetazione circostante la stazione sommitale del Faito mostra ancora i segni del maltempo, con diversi alberi abbattuti, ma l’ipotesi che le condizioni atmosferiche possano aver causato la tragedia è stata definita poco credibile, anche dallo stesso ente gestore.

Tra gli aspetti da chiarire ci sono anche la manutenzione settimanale — una ispezione era prevista per il giorno prima del disastro — e la tempestività dell’allarme, fattori cruciali per accertare eventuali responsabilità.

I familiari dei fratelli Suliman, assistiti dall’avvocato Hillary Sedu, hanno chiesto che sia fatta piena luce sulla dinamica dell’incidente e sulle eventuali responsabilità. L’inchiesta è ancora nelle fasi iniziali, ma già si delinea un quadro complesso che mette sotto esame il funzionamento dell’impianto, i controlli effettuati e la gestione della sicurezza.

Sarah Riera

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