È un’inchiesta dai contorni ancora poco definiti ma dai risvolti potenzialmente clamorosi quella sul sequestro lampo del 15enne avvenuto lo scorso 8 aprile a San Giorgio a Cremano, alle porte di Napoli. Ora la Procura compie una mossa che segna una nuova svolta nelle indagini: il pubblico ministero Henry John Woodcock ha notificato un decreto di sequestro al padre del giovane rapito, e gli inquirenti hanno acquisito documenti e carte di lavoro ritenuti utili a chiarire un possibile movente.
La perquisizione a casa dell’imprenditore
La perquisizione è avvenuta pochi giorni prima di Pasqua, quando agenti della Squadra Mobile di Napoli, guidata dal primo dirigente Giovanni Leuci, hanno fatto irruzione nell’abitazione dell’uomo, noto imprenditore dell’area vesuviana. Al termine dell’operazione sono stati prelevati documenti relativi alle sue attività professionali, materiali che adesso potrebbero diventare centrali nell’inchiesta condotta dalla Procura partenopea.
Il decreto di sequestro non ha lasciato indifferenti né gli ambienti investigativi né l’opinione pubblica, scossa da un rapimento che presenta caratteristiche molto anomale rispetto agli standard della criminalità comune.
Indagini su affari e contatti del padre
Le attenzioni degli inquirenti si concentrano dunque sul mondo lavorativo e sulle relazioni economiche del padre del ragazzo. L’obiettivo? Capire se tra i suoi affari si siano infiltrati soggetti opachi, magari coinvolti in attività di riciclaggio o di movimentazione illecita di capitali. Non è escluso che proprio un presunto conflitto economico o un credito non restituito possano aver innescato il sequestro-lampo, come forma estrema di pressione per ottenere denaro o vendetta.
Si parla apertamente della possibilità che l’uomo, forse a sua insaputa, possa aver avuto contatti con ambienti poco trasparenti, o che attraverso le sue attività siano transitati capitali sospetti. Da qui il sospetto della Procura che dietro il rapimento possa esserci un tentativo di estorsione collegato a dinamiche di riciclaggio, magari maturate all’interno di rapporti d’affari oggi sotto la lente d’ingrandimento.
Il sequestro del ragazzo: i fatti dell’8 aprile
Il sequestro è avvenuto l’8 aprile, in una zona centrale e tranquilla di San Giorgio a Cremano, non lontano da Corso Garibaldi, mentre lo studente si dirigeva verso la scuola. Era mattina presto. Un uomo di corporatura robusta ha aggredito il ragazzo da dietro e lo ha trascinato all’interno di un Van bianco, sotto gli occhi attoniti di alcuni passanti.
Subito dopo il blitz, gli investigatori hanno avviato una corsa contro il tempo. In meno di dieci ore, la Squadra Mobile è riuscita ad arrestare Antonio Amiral, 24 anni, fermato a Pozzuoli. Ma il giovane non era solo: è ancora caccia ai complici, che avrebbero agito insieme a lui secondo uno schema ben organizzato.
Una richiesta di riscatto da un milione e mezzo di euro
Il sequestro era finalizzato a ottenere un riscatto. La cifra richiesta: un milione e mezzo di euro. Un dato che ha fin da subito fatto riflettere gli inquirenti sulla possibile natura mirata del rapimento. Tuttavia, il denaro non è mai stato incassato, anche grazie alla prontezza della reazione da parte delle forze dell’ordine.
Il ragazzo è stato subito trasferito fuori dalla città, con un sistema di staffetta automobilistica. Dopo aver abbandonato il Van bianco a Barra, i rapitori hanno proseguito la fuga su un’altra vettura. All’interno dell’auto, il 15enne è stato immobilizzato, sdraiato e coperto in volto con la cover di un casco da motociclista, poi portato nel covo dove è stato tenuto per alcune ore.
Le tracce nelle auto e nel covo
Le indagini proseguono ora su più fronti: non solo sulla filiera economica legata al padre, ma anche sulle tracce biologiche e i residui lasciati all’interno del Van e dell’abitazione dove il ragazzo è stato tenuto prigioniero. Gli inquirenti puntano a risalire all’identità dei complici, e a definire la rete di appoggi che ha permesso di pianificare e attuare un sequestro così complesso.
Nel frattempo, anche il materiale acquisito nell’abitazione del padre del ragazzo sarà esaminato alla ricerca di elementi che possano collegare il sequestro a rapporti economici sospetti, eventuali debiti o contenziosi aperti.
Un’operazione ancora piena di incognite
Il caso del rapimento-lampo a San Giorgio a Cremano resta un enigma. Un episodio che, pur avendo avuto una rapida risoluzione dal punto di vista operativo, continua a generare interrogativi. Perché proprio quel ragazzo? E perché una richiesta di riscatto così alta?
La Procura di Napoli, guidata dal pm Woodcock, sembra voler abbattere il muro di silenzio che circonda la vicenda, esplorando l’ipotesi di un movente legato agli affari. Saranno proprio i documenti sequestrati all’imprenditore vesuviano a dire se dietro il rapimento del 15enne si nasconde un conflitto economico, un ricatto o una partita sporca mai dichiarata.