Il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha condannato a 5 anni di reclusione il 16enne accusato di aver partecipato al raid armato al Lido Azzurro di Torre Annunziata, avvenuto nel luglio scorso, durante il quale furono esplosi colpi di pistola e fucile tra i bagnanti.

La pena inflitta è inferiore a quella richiesta dal pubblico ministero, che aveva chiesto una condanna a 10 anni. In particolare, è stata esclusa l’accusa di strage, ma il ragazzo è stato riconosciuto colpevole dei reati di tentato omicidio, detenzione illegale di armi e spari in luogo pubblico, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Il contesto del raid

Secondo le ricostruzioni delle forze dell’ordine, il 16enne, insieme a un altro giovane, avrebbe partecipato all’irruzione armata sulla spiaggia affollata, esplodendo colpi di arma da fuoco in direzione dei bagnanti. Il movente del raid sarebbe stato legato a futili motivi, derivanti da un scambio di sguardi tra il minorenne e un giovane calciatore, figlio di un pregiudicato ritenuto vicino agli ambienti del clan “quarto sistema” del rione Penniniello.

La posizione degli avvocati

Gli avvocati del 16enne, Roberto Cuomo e Maria Palmieri, hanno annunciato la presentazione di ricorso in appello. I difensori contestano la pena inflitta, sostenendo che la sentenza non tiene conto adeguatamente della giovane età del loro assistito e delle circostanze specifiche del caso.

Il processo per il 18enne accusato di aver organizzato l’agguato

Nel frattempo, è in corso il processo per il 18enne accusato di aver organizzato l’irruzione. L’imputato, secondo le indagini, avrebbe reclutato il 16enne per compiere il raid, dopo uno scontro verbale con il giovane calciatore. Il 18enne è accusato di aver agito per motivi banali, senza una reale giustificazione, ma con l’intento di mandare un messaggio intimidatorio.

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