Un calvario durato oltre due mesi, fatto di dolori sempre più acuti, visite in ospedali e ambulatori, diagnosi discordanti e solo ipotesi mai risolutive, si è tragicamente concluso con la morte di Vincenzo Russo, 45 anni, di Qualiano, avvenuta il 13 aprile scorso presso l’ospedale Cardarelli di Napoli. Sulla vicenda la Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo in ambito sanitario.

Che cos’è la setticemia e perché una diagnosi tardiva può essere fatale

La setticemia è una grave infezione sistemica che si verifica quando batteri o altri microrganismi patogeni entrano nel flusso sanguigno e si diffondono rapidamente nell’organismo, provocando una risposta infiammatoria generalizzata. Se non riconosciuta e trattata tempestivamente, può evolvere in choc settico, compromettendo in poco tempo il funzionamento di organi vitali come cuore, polmoni, reni e fegato.

Una diagnosi tardiva impedisce l’immediata somministrazione di antibiotici a largo spettro, di fluidi endovenosi e, nei casi più gravi, di trattamenti intensivi necessari a stabilizzare il paziente. La mancata individuazione precoce dei segni di setticemia — come febbre alta, pressione sanguigna molto bassa, tachicardia, respiro accelerato e alterazioni dello stato mentale — aumenta drasticamente il rischio di mortalità, che può superare il 50% in caso di choc settico avanzato.

Il riconoscimento rapido e il trattamento immediato sono quindi essenziali per salvare la vita del paziente.

L’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli. L’autopsia e il collegio peritale

La pm Federica D’Amodio ha avviato un procedimento per omicidio colposo e ha disposto il sequestro della documentazione clinica relativa ai ricoveri e ai trattamenti ricevuti da Russo. Sono stati iscritti nel registro degli indagati, come atto dovuto, due medici che avevano avuto in cura il paziente: una dottoressa di 63 anni e un dottore di 38 anni. La loro iscrizione consentirà di nominare eventuali consulenti di parte per gli accertamenti tecnici irripetibili.
A presentare un esposto è stata la moglie di Vincenzo Russo, che ha raccontato agli inquirenti il lungo e doloroso percorso sanitario affrontato dal marito, culminato nel decesso. La magistratura ha inoltre ordinato l’autopsia sulla salma, posta sotto sequestro.

L’incarico per l’esame autoptico verrà formalizzato martedì 29 aprile alle ore 10 nel palazzo di Giustizia di Napoli. L’incarico sarà conferito a un pool di tre consulenti tecnici: il medico legale Nicola Balzano, l’internista Vitagliano Tiscione e l’anatomopatologa Elvira La Mantia. Alle operazioni peritali parteciperà anche il medico legale Luca Scognamiglio, nominato come consulente tecnico di parte dalla famiglia della vittima.
L’esame autoptico dovrà accertare con precisione le cause del decesso, che secondo una prima ipotesi potrebbe essere legato a una setticemia, insorta a causa di un’infezione non diagnosticata o non adeguatamente curata.

I primi sintomi e la prima diagnosi

Secondo quanto riferito dalla vedova ai carabinieri nella denuncia presentata il giorno successivo alla morte, i problemi di salute erano iniziati oltre due mesi prima. Vincenzo Russo si era presentato al Pronto soccorso dell’ospedale San Giuliano di Giugliano lamentando un forte dolore al petto. Dopo i primi accertamenti clinici, era stato ricoverato in reparto, ma anche qui, a seguito di ulteriori analisi, era stato dimesso: i medici avevano escluso patologie gravi come un infarto, parlando piuttosto di “dolori intercostali” che sarebbero dovuti sparire nel giro di pochi giorni.

Un aggravarsi continuo dei sintomi

La situazione, invece, si è progressivamente aggravata. I dolori, inizialmente localizzati al petto, si sono estensi alla spalla destra e sono diventati sempre più insopportabili. In cerca di risposte, Russo si è rivolto ad altre strutture sanitarie, sia pubbliche sia private.

Secondo quanto riportato dai familiari, è iniziato un continuo andirivieni tra l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, il Pineta Grande di Castel Volturno e ancora il Cardarelli di Napoli. Durante questi accessi, i medici che lo visitarono formularono diagnosi spesso contraddittorie, senza mai arrivare a individuare con certezza la patologia alla base dei sintomi.

Nonostante ciò, Vincenzo Russo ha sempre seguito scrupolosamente le cure prescritte dagli specialisti, senza ottenere miglioramenti. Al contrario, le sue condizioni peggioravano giorno dopo giorno.

Le ultime ore prima del decesso

Il 12 aprile, come riferito dall’ufficio legale che assiste la famiglia, le condizioni di Russo sono drammaticamente peggiorate: il 45enne è stato colpito da febbre alta e dolori intensi. Ricoverato d’urgenza al Pineta Grande, gli esami clinici evidenziarono la necessità di un intervento specialistico ematologico, ma nella struttura non era disponibile un ematologo in servizio.

I sanitari consigliarono quindi il trasferimento al Cardarelli, ma, come riferiscono i legali, “la moglie ha effettuato il trasferimento con mezzi propri, data l’indisponibilità immediata di ambulanze” presso il Pineta Grande.

Giunto al Cardarelli, dopo una prima visita effettuata a mezzanotte, ai familiari venne comunicata la necessità urgente di una trasfusione. Tuttavia, alle 7 del mattino del 13 aprile, la famiglia fu informata del decesso di Vincenzo Russo, avvenuto per arresto cardiaco. Secondo quanto riportato dai legali, l’arresto sarebbe stato probabilmente causato da una setticemia in corso, circostanza che dovrà essere verificata attraverso l’indagine autoptica.

L’esposto e l’indagine della magistratura

Di fronte alla tragedia, la vedova si è recata subito dai carabinieri di Quarto per presentare un esposto. L’iniziativa ha dato il via all’inchiesta della magistratura napoletana, che ha aperto un fascicolo e disposto i primi atti istruttori, tra cui l’autopsia e il sequestro della documentazione sanitaria.

L’esito dell’esame autoptico sarà fondamentale per chiarire eventuali responsabilità mediche e fornire le prime risposte alla famiglia Russo, devastata dalla perdita.

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