Nuovo sopralluogo sulla Funivia del Faito: droni e rilievi sul luogo della tragedia, si cerca la verità

Proseguono serrati gli accertamenti della Procura di Torre Annunziata sull’incidente alla funivia del Monte Faito, costato la vita a quattro persone lo scorso 17 aprile. Ieri è stato effettuato un nuovo sopralluogo nell’area del disastro, che ha coinvolto il consulente tecnico nominato dalla Procura, i vigili del fuoco e la Polizia di Stato. L’ispezione si è concentrata in particolare sulla stazione del Faito, dove la cabina coinvolta stava per arrivare prima di tornare inspiegabilmente indietro in direzione Castellammare, per poi precipitare nel vuoto.

Anche questa volta, la Polizia Scientifica ha utilizzato droni per registrare lo stato dei luoghi e mappare l’area impervia. Il materiale acquisito è destinato a supportare la perizia tecnica che dovrà ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente.

Si cercano pezzi mancanti della cabina lungo il pendio

Una parte essenziale del nuovo sopralluogo riguarda la ricerca dei rottami dispersi della cabina, che potrebbero essere finiti a valle o in aree boschive difficilmente accessibili durante il rotolamento. La zona, estremamente scoscesa, sta rendendo complicate le operazioni. Tuttavia, i tecnici ritengono fondamentale recuperare ogni singolo componente, in particolare quelli che potrebbero aver causato o subito il cedimento del sistema frenante o del cavo portante.

L’obiettivo è localizzare la porzione della fune in acciaio che potrebbe essersi spezzata o sganciata, un dettaglio decisivo per comprendere se il cedimento meccanico sia stato il fattore scatenante della tragedia.

I freni d’emergenza al centro dell’inchiesta: si indaga su funzionamento e manutenzione

Al centro delle indagini resta il funzionamento del freno di emergenza, che nella cabina precipitata non si sarebbe attivato, mentre in quella a valle ha funzionato correttamente, salvando nove passeggeri e l’operatore di servizio. Gli inquirenti stanno valutando l’ipotesi di un doppio guasto evitabile, che potrebbe indicare una carenza nella manutenzione o un’anomalia nel sistema di sicurezza.

L’Eav, l’ente gestore dell’impianto, ha dichiarato di aver sempre garantito la manutenzione con personale interno. Tuttavia, la società Galvi srl, fornitrice dei freni nel lontano 1989, ha precisato di non essere mai intervenuta sull’impianto da allora, sottolineando l’assenza di ditte autorizzate ufficialmente alla manutenzione dei loro sistemi.

Inchiesta in espansione: la Procura acquisisce documenti e atti dal 2016

L’indagine, coordinata dal procuratore Nunzio Fragliasso, dall’aggiunto Giovanni Cilenti e dai sostituti Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, si allarga. Gli inquirenti stanno acquisendo tutti gli atti amministrativi, tecnici e di manutenzione firmati dal 2016, anno della riapertura dell’impianto, per identificare eventuali responsabilità pregresse.

Nel registro degli indagati, per i reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, risultano iscritti al momento quattro dirigenti e funzionari dell’Eav:

  • Pasquale Sposito, direttore operativo
  • Giancarlo Gattuso, direttore Infrastrutture
  • Marco Imparato, responsabile d’esercizio
  • Pasquale Di Pace, capo impianto

L’avviso di garanzia è stato notificato in vista dell’effettuazione delle autopsie sulle vittime, considerate atti irripetibili.

Le vittime: una famiglia distrutta e un solo superstite

Nell’incidente hanno perso la vita Carmine Parlato, 59 anni, dipendente Eav e macchinista della cabina; Janan Suleiman, 25enne farmacista israelo-palestinese; Graeme Derek Winn, 65 anni, e sua moglie Elaine Margaret Winn, 58 anni, turisti britannici.

Unico sopravvissuto è Thabet Suleiman, 23 anni, fratello di Janan, ancora ricoverato all’Ospedale del Mare di Napoli. Le sue condizioni sono in miglioramento, ma la prognosi resta riservata. Non appena sarà possibile, sarà ascoltato dagli inquirenti, nella speranza che possa fornire una testimonianza utile alla ricostruzione dei fatti.

Attesa per gli accertamenti irripetibili e la perizia tecnica

Nei prossimi giorni, la Procura eseguirà gli accertamenti irripetibili, alla presenza di eventuali consulenti tecnici di parte. L’attenzione è puntata anche sulla documentazione delle ultime autorizzazioni e collaudi, effettuati a marzo, appena una settimana prima del disastro, dopo la chiusura invernale dell’impianto.

Intanto, la funivia resta sotto sequestro, lungo il percorso di circa tre chilometri che collegava Castellammare di Stabia al villaggio del Faito, a quota 1131 metri. La zona, già interessata da una chiusura per allerta meteo e forti venti il giorno prima dell’incidente, resta interdetta in attesa di chiarezza sulle reali cause della tragedia.

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